Musica e destino

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di Elena Lattes

Yaffa Adar, 85enne israeliana sopravvissuta alla Shoà e rapita dai terroristi di Hamas, è riuscita a sopravvivere a Gaza, per quarantanove lunghissimi giorni, cantando le arie di Andrea Bocelli.

Non è la prima volta che la musica salva una vita umana. A ricordare esempi di questo benefico effetto è il neurochirurgo Antonio Montinaro, appassionato melomane e autore di diversi libri sull’argomento (alcuni dei quali già recensiti per questa testata).

L’ultimo, “Musica e destino” pubblicato dalla casa editrice Mimesis, è sostanzialmente una raccolta di storie volte a dimostrare che la musica riesce spesso a cambiare il corso degli eventi.

Numerosi sono gli esempi dedicati ai sopravvissuti ai campi di sterminio o alle persecuzioni naziste, nonché a persone che si sono opposte a regimi dittatoriali, come il pianista texano che nel 1958, partecipando al primo Concorso Internazionale Čajkovskij, riuscì a “bucare” la cortina di ferro: “La sua comparsa improvvisa sulla scena internazionale, accolta dal pubblico moscovita con un entusiasmo e un affetto senza precedenti, lascia trapelare nella folla plaudente un desiderio di “normalizzazione” attraverso il ricorso ad un insperato bagno di “libertà” che solo la musica poteva mediare. Non la diplomazia militare, non la firma di trattati collaterali di non belligeranza, non la ricerca di una strategia comune di conquista dello spazio, nulla di tutto ciò era stato in grado di arginare la situazione di guerra fredda fra le due superpotenze che si trascinava da più anni rischiando di degenerare in qualsiasi momento”.

Come si può facilmente immaginare, molti episodi narrati sono particolarmente commoventi: un’assistente sociale ad Orlando, negli USA, che imbattutasi casualmente in un uomo in procinto di suicidarsi, lo salva cantandogli “One more light” dei Linkin Park; le brevi biografie di Freddie Mercury, Maria Callas e Alan Turing; il progetto dell’”Organo Marino” a Zara: “Dalle macerie di un disastro bellico, abbandonato per anni, la musica emerge così per volontà umana offrendo al mondo la possibilità di alleviare il ricordo di un tragico destino e incrementando la speranza di un futuro di pace.”

Se, tuttavia, è innegabile che la musica può spesso portare giovamento e superare confini apparentemente invalicabili, diversi dubbi suscitano alcune conclusioni che non tengono conto della complessità degli eventi. Tornando ad esempio alla storia di Van Cliburn, il pianista texano, l’autore non considera affatto che un contributo al disgelo potrebbe essere stato dato anche dalla Conferenza di Ginevra e dalla disponibilità di Chruščёv ad avviare il processo di destalinizzazione. Così come di Israele dà un’immagine (si spera involontariamente) falsa (che, è il caso di dirlo, stona notevolmente con il messaggio complessivo del libro), citando soltanto due esempi dal tenore simile: il primo è un brevissimo stralcio di un’intervista che Esther Béjarano, sopravvissuta ai campi di sterminio grazie al suo talento musicale, rilasciò in tarda età ad una testata che incita all’odio e alla guerra contro lo Stato di Gerusalemme; il secondo, è l’uso della narrativa araba di diffamazione e negazione, nel capitolo dedicato all’orchestra fondata da Barenboim e Said, nel quale riporta soltanto quelle testimonianze che la confermano e la sottolineano.

Alcune imprecisioni e forse l’estrema sintesi, infine, rendono poco chiare le storie e le cronologie illustrate nel capitolo de “Il pianista”: nel 1942 l’Italia non era ancora occupata dai nazisti (i quali all’epoca erano alleati del fascismo ancora al potere) e Napoli fu liberata, nel 1943, grazie all’insurrezione della propria popolazione in soli cinque giorni. Inoltre, la vicenda raccontata dal film di Polansky si svolge nell’arco di almeno tre-sei anni, fra il 1939 e il 1942, con l’epilogo, com’è noto, nel 1945.

Nel complesso, nonostante queste brevi note stridenti, è un libro piacevole e di facile lettura. Si auspica, pertanto, che l’autore proseguirà nella sua attività narrativa per raccontare episodi di salvataggio grazie alla musica ed iniziative volte a promuovere il dialogo e la pacifica collaborazione.

 

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