Quegli arabi cristiani che lottano per l'esistenza di Israele

CuriositàQuegli arabi cristiani che lottano per l'esistenza di Israele

di Alessandra Boga

Non bisogna dimenticare che esistono anche volontari arabi nell’esercito israeliano: un pur piccolo numero di volontari arabi musulmani e cristiani che si identificano nello Stato ebraico in cui vivono ed intendono difendere il diritto all’esistenza del loro Paese. Come Amir Shalayan, 26 anni, che, anche se cristiano (o forse proprio per questo), ha dichiarato al quotidiano The Telegraph: “Quando torno indietro nella religione, mi considero un vero ebreo. Gesù era ebreo ed osservava lo Shabbat”. Amir è membro dell’Israeli Christians Recruitment Forum Association, un’associazione che sostiene l'arruolamento dei cristiani nell’esercito (sembra abbia reclutato tra i 100 e i 150 volontari fin dalla sua istituzione nel 2012).

Per questo ragazzo Israele deve avere una legislazione che ne sancisca ufficialmente l’ebraicità (come vorrebbe il primo ministro Benjamin Netanyahu), sebbene al suo interno vi siano circa 1.700 arabi, inclusi 161.000 cristiani, più del 20% della popolazione. Amir sa che questo non negherebbe i diritti della minoranza araba né toglierebbe all’arabo il suo status di seconda lingua ufficiale del Paese, mentre i critici sostengono che ciò relegherebbe gli arabi, musulmani e cristiani, ad essere cittadini di seconda classe. Il volontario arabo cristiano dell’esercito israeliano porta allora l’esempio di ciò che sta accadendo in Iraq e in Siria nelle mani dell’Isis. “Concordo con il disegno di legge”, dice. “Preferirei essere un cittadino di seconda classe in uno Stato ebraico che un cittadino di prima classe in uno Stato arabo. I Paesi arabi non hanno un sistema giuridico. Vogliono agire secondo la Sharia (la legge islamica). I cristiani sono stati perseguitati in tutto il mondo e questo è il solo Paese (in Medio Oriente) che mi dà il diritto di essere cristiano e di praticare i miei riti”.

Tutti gli arabi dicono, 'tu stai per uccidere la tua gente'”, spiega Bishara Shalayan, 59 anni, padre di Amir (nella foto con il figlio), che ha creato un movimento politico chiamato “Sons of Pledge” ed una pagina Facebook che mira ad incoraggiare gli arabi cristiani a prendere le armi. “Noi non vogliamo uccidere nessuno. Vogliamo proteggere noi stessi e servire il Paese in cui crediamo. Ma se mio fratello è un terrorista, lo uccido”, afferma. E alla domanda sul perché più cristiani non abbiano aderito al movimento o seguito suo figlio nell’esercito, egli risponde: “Hanno paura”.

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