Tunisia, il prossimo luglio verrà inaugurato il primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo

EventiTunisia, il prossimo luglio verrà inaugurato il primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo

di Alessandra Boga

L’annuncio era stato dato l’8 marzo scorso dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: il prossimo luglio verrà inaugurato all’Ambasciata Italiana a Tunisi il primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo, cioè un giardino dedicato a coloro che, rischiando la propria vita, si sono opposti ai crimini contro l'umanità e ai totalitarismi, in primis quello nazista. Il primo Giardino dei Giusti in assoluto nacque a Gerusalemme nel 1960: è il celebre Giardino dei Giusti tra le Nazioni, dedicato ai non ebrei che salvarono dei cittadini ebrei dalla Shoà.

Istituendo un giardino simile in Tunisia, si vuole dare una risposta ai totalitarismi di oggi, all’odio e al terrorismo di matrice islamica, pensando soprattutto alle sue vittime negli attentati dello scorso anno in Tunisia, l’unico Paese che ha davvero scelto la democrazia e la laicità dopo la cosiddetta “Primavera araba”. L’iniziativa è stata presa da Gariwo, la foresta dei Giusti, acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide, un’organizzazione no profit fondata a Milano nel 1999 dal giornalista, saggista e storico ebreo Gabriele Nissim, dal quale è presieduta, dall’attivista e saggista di origine armena Pietro Kuciukian – è figlio di un sopravvissuto al genocidio –, da Ulianova Radice, direttrice del Comitato dell’organizzazione, e da Anna Maria Samuelli, docente di Storia e Filosofia e responsabile della sezione didattica di Gariwo. Naturalmente la creazione di un Giardino dei Giusti a Tunisi ha avuto la collaborazione del titolare della Farnesina e dell’Ambasciata Italiana nella capitale tunisina.

Ad inaugurare il giardino sarà l’avvocato Abdessattar Ben Moussa, membro del “Quartetto per il  Dialogo Nazionale”, che lo scorso anno ha ricevuto il Nobel per la Pace.

Ma a chi verrà dedicato il primo Giardino dei Giusti del mondo arabo? Innanzitutto al custode di Palmira Khaled al-Asaad, archeologo di 83 anni che ha preferito morire piuttosto che rivelare ai terroristi dove avesse nascosto alcuni reperti; verrà premiato Hamadi Ben Abdessalam, la guida tunisina che ha salvato una trentina di turisti italiani durante l’attacco terroristico al museo del Bardo del 18 marzo 2015; verrà ricordato Mohamed Buazizi, il giovane ambulante tunisino che si diede fuoco per protesta dando vita alla rivoluzione dei Gelsomini contro il regime dittatoriale di Ben Ali e poi sicuramente Khaled Abdul Wahab, il diplomatico tunisino che durante l’occupazione nazista salvò decine di connazionali ebrei dalla deportazione. Si tratta della prima iniziativa nel mondo arabo, dove regna l’antisionismo, per ricordare un arabo, per di più musulmano, che salvò la vita a degli ebrei.

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