In diverse città italiane vanno in mostra il pregiudizio e l'odio per Israele

EventiIn diverse città italiane vanno in mostra il pregiudizio e l'odio per Israele

di Alessandra Boga

Mentre è ancora fresca la ferita per l’attentato alla sinagoga di Gerusalemme costato la vita a quattro rabbini e ad un giovane poliziotto druso, l’odio nei confronti di Israele non si ferma nemmeno lontano dal Medio Oriente, nemmeno in Italia.

In particolare in tre città, Roma, Torino e Napoli, sono state realizzate mostre per esaltare la “resistenza palestinese” e per raccontare la realtà solo dalla loro parte.

Il Museo della Resistenza (sic ! ) di Torino (nella foto) ha ospitato l’esibizione “Lungo viaggio dei rifugiati palestinesi”, realizzata dal Comitato italiano per l’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per i palestinesi, e finanziata tra l’altro dal Comune e dalla regione Piemonte. Alla conferenza stampa di presentazione hanno partecipato l’assessore della regione Monica Cerutti e Maurizio Braccialarghe, l’assessore alla Cultura del comune di Torino.

In un video si vedono in sequenza le principali capitali occidentali e sullo sfondo il famoso “muro della discordia” eretto dallo Stato israeliano in Cisgiordania (di fatto solo una piccola parte è in cemento, il resto è un reticolato con dei sensori). Chi ha realizzato la mostra, si guarda bene dallo spiegare che quella barriera è stata costruita per fermare gli attentati kamikaze palestinesi e dice solo che il “muro danneggia gli ecosistemi, interrompe la continuità territoriale e la coesione sociale, distrugge l’economia, separa tra loro le famiglie e la comunità”.

Nel filmato si parla molto dei massacro di Sabra e Chatila (20 settembre 1982), ma nella didascalia si dice che a compierlo furono le “forze armate israeliane” e non, come in realtà avvenne, i falangisti maroniti libanesi ( poi “l’errore è stato corretto, ma l’imbarazzo resta”, scrive il quotidiano torinese “La Stampa”).

Molto spazio è naturalmente dedicato ai bambini palestinesi di Gaza, rappresentati in una serie di fotografie. Si vedono anche i bulldozer israeliani demolire case palestinesi su autorizzazione della Corte Suprema israeliana (dunque per decisione legale), ma non si specifica di chi fossero quelle case, che vi abitavano dei terroristi che hanno agito contro Israele.

Per quanto riguarda invece i profughi palestinesi del 1948, la parola usata è quella classica araba, “Nakba”, “Castastrofe”.

La mostra era stata precedentemente presentata a Roma, ma in un centro periferico e nessuno ci aveva fatto caso. Ora invece è scoppiata la polemica e l’indignazione della Comunità ebraica torinese, che è anche socia del Museo della Resistenza di Torino.

Proteste anche a Napoli, per l’inaugurazione della mostra “Gaza tra assedio e speranza” a cura della militante pro-pal Rosa Schisano, che poche ore dopo l’attentato alla sinagoga di Gerusalemme ha scritto sulla propria pagina Facebook: “Gloria ai martiri, la vittoria sarà inevitabilmente nostra” (salvo poi spiegare di aver preso quella frase da un sito in inglese e di non condividere il “gesto estremo” dei due attentatori).

Informata pure l’Ambasciata d’Israele a Roma e la Digos si è recata nella sede della mostra a Portici per accertamenti.

 

 

 

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