Le difficoltà nel parlare della Shoah romena

StoriaLe difficoltà nel parlare della Shoah romena

di Dova Cahan

Dello sterminio nazista in Romania, Paese che fummo costretti ad abbandonare a causa del comunismo, non si è mai parlato molto a casa nostra, nella lontana Asmara-Eritrea, dove riuscimmo  a rifugiarci nei primi mesi del 1948.

Mio padre, per esempio, non parlò mai dei lavori forzati  a cui, come gli altri ebrei, fu costretto  dai legionari nel 1938. Né io ho mai chiesto, non volevo proprio saperne…

I lavori forzati non furono una passeggiata, molti ne rimasero uccisi, come un cugino di mio padre. Nella mia famiglia, fortunatamente, oltre a mia zia Mina e suo figlio Shmuel, fu l’unica vittima della Shoà, peraltro perpetrata dagli stessi romeni. La Germania, infatti, non occupò inizialmente la Romania, poiché era un suo alleato e tutte le prime criminalità furono commesse direttamente dal Generale Ion Autonescu e dai suoi legionari, Le Guardie di Ferro: i pogrom, i lavori forzati, le deportazioni con i cosiddetti “Treni della morte”, i campi di concentramento in Transnistria e in altre parti, ecc. Nel 1941, nel corso dell’Operazione Barbarossa, che rompeva il Patto di non aggressione Ribbentropp-Molotov, le truppe di Hitler passarono per la Transilvania e per  l’Ungheria. Nella parte meridionale del mio Paese, invece, molti ebrei riuscirono a salvarsi, grazie all’intervento di Elena, regina reggente e madre di Michele I. Durante gli anni difficili del regime di Antonescu, infatti, ella si adoperò per fermare le deportazioni e così, circa 400mila ebrei, sugli 800mila allora ivi residenti, riuscirono a sopravvivere.

Quand’ero bambina, mia madre mi parlava spesso di sua sorella  Mina, di ciò che era accaduto a lei e a suo figlio Shmuel. Mia zia era sposata con un giovane di Oradea che era venuto a Tecuci, dove abitavano i miei nonni, per studiare odontoiatria. Agli inizi del 1945 fu deportata insieme a mio cugino e non tornò mai più. Suo marito, invece, in qualità di dentista, riuscì a salvarsi.

Anche in Romania l’ammissione della Shoah è stata tardiva e difficoltosa. Nel 2003, nonostante la caduta del comunismo e dell’ascesa del nuovo presidente Ion Illiescu, ancora si sosteneva che nel Paese non c'era stato alcuno sterminio degli ebrei. Solamente dal 2004 iniziarono ufficialmente a commemorare ogni 9 Ottobre "La Giornata dell'Olocausto Romeno".

In quel giorno, nel 2009, alla presenza dell'ex presidente Traian Basescu, dei rappresentanti delle Comunità Ebraiche e dei Rom di Romania, dei rappresentanti di altre Comunità Ebraiche Europee, di due superstiti delle deportazioni naziste, è stato finalmente inaugurato a Bucarest "Il Memoriale delle Vittime della Shoah". “E' un obbligo per i romeni - dichiarò allora l'ex presidente Traian Basescu, "riconoscere il genocidio durante la Seconda Guerra Mondiale ed onorarne le vittime." Dopo anni di dibattiti e polemiche, la Romania, almeno formalmente, lanciò un segnale concreto sulla spinosa questione della Shoah.

La responsabilità romena nello sterminio di ebrei e rom negli anni del nazismo è tuttavia un tema sul quale si dibatte da anni. Durante il regime di Ceausescu, la questione dell'Olocausto venne fortemente minimizzata e delle stragi compiute verso ebrei e rom vennero accusati gli stati vicini, quali l'Ucraina e l'Ungheria. Nonostante le proteste e le richieste della comunità ebraica internazionale di fare luce sui fatti, Ceausescu riuscì fino alla fine a nascondere la verità. Un atteggiamento negazionista venne adottato anche dai successori del dittatore e, come dicevo, solamente nel 2004 venne deciso di proclamare una giornata per la Commemorazione delle vittime dell'Olocausto, idea che venne fortemente osteggiata dai partiti nazionalisti dell'estrema destra...

9 commenti 

  • da Massimiliano Janowschi Conosco bene il problema, mio padre era Rumeno. Lui si salvò grazie ad una condanna a morte per sabotaggio (getto in un fossato il carrettino con cui era obbligato a fare lo spazzino) trovo un direttore del carcere che non consegno mai un ebreo si legionari
  • da Miriam Rimon Esiste una testimonianza del massacro degli ebrei nel libro di Curzio Malaparte "Kaput".
  • da cahan dova Grazie mille..Toda
  • da Liliana Cortese mi fa sempre male sentire queste cose inconcepibili per un essere umano, non sapevo che
    anche i rumeni hanno contribuito alla Shoà, d'altra parte anche in Italia vi sono stati
    purtroppo dei delatori nei confronti degli ebrei e dei partigiani che erano contro il
    fascismo
  • da Pietro N-Dellova Anche nel nostro Quartiere Ebraico di Fondi, Lazio.
    Ti saluto, cara Dova.
  • da Hemy weinberg Ricordo storico del pogrom di Iasi e Bucarest.
    Dal raconto di mio padre -siamo originari dalla Romania sembra inizialmente che gli ebrei residenti nel regno -si sono salvati-non lastessa cosa nella Transilvania.
    Comunque nel 1944 -i tedeschi avevano già deciso di deportare tutti gli ebrei rumeni -avevano preparato già i vagoni della -morte .
    Fortunatamente non hanno fatto in tempo -perché l'armata sovietica ha rotto il fronte Iasi -Prut e sono penetrat in Romania
  • da Liliana Nacu Mi dispiace per tutte le vittime della Shoah.io sono romena ed è vero non ho mai sentito parlare di questo argomento in Romania, ma non vivo più lì dal '99 .È una vergogna, vorrei conoscere la verità. Tuttavia "Le camicie verdi" non rappresentavano il popolo romeno , molti innocenti non ebrei ne sono state vittime loro.
  • da Fausto Micheletti Vorrei comprendere meglio il perchè di questo odio cieco.In fondo gli ebrei sono sempre stati culturalmente avanzati e nelle professioni sempre si sono distinti per essere all'avanguardia e sempre hanno fatto invenzioni in tutti i campi migliorando la qualità della vita di tutti.L'accusa di deicidio mi sembra insufficiente, cosi' come possedere denaro forse più della media delle persone comuni, per scatenare questa barbarie.Se qualcuno sa spiegarmi più approfonditamente il perchè lo ringrazio. esedra1@libero.it
  • da Redazione Gent.le sig. Fausto,
    difficile dare una risposta ad una domanda così grande e complessa. Prenda, quindi, questa come una riflessione parziale: a nostro avviso non dipende certo dal possedimento di denaro, 1) perché, contrariamente ai pregiudizi, gli ebrei sono stati estremamente poveri, costretti dai vari despoti a svolgere i mestieri più miserevoli e tenuti spesso in condizioni indigenti (si pensi ai ghetti per es.); 2) se così fosse altre categorie avrebbero dovuto essere più perseguitate e vessate (nobili, borghesi, wasp negli USA, pascià, chi gestiva la ricchezza ecclesiale, ecc.). Crediamo piuttosto che l'odio sia dettato in parte dalla paura (i dittatori temono chi pensa con la propria testa, chi è abituato a mettere tutto in discussione, chi non si lascia sottomettere e/o abbindolare chi considera uguali tutti gli esseri umani poiché rigetta l'idolatria) e indotto/istigato nella popolazione tenuta volutamente nell'ignoranza. Prova di questa teoria è che nelle democrazie e nei regimi liberali di solito gli ebrei hanno sempre prosperato, mentre hanno avuto molte difficoltà nei sistemi totalitari.

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