Libri"La storia negata" di Alessandro Zignani
di Elena Lattes
“Il consenso fu massiccio, pressoché unanime; quanto ai dissenzienti, scivolarono progressivamente in una sorta di sfiducia apatica che li portò, talvolta, a rinnegare le proprie stesse idee.” Nonostante qualcuno affermi che l’arte non può essere politicizzata, durante il ventennio fascista nessuno riuscì ad essere completamente neutrale. Avvenne così che, anche fra i musicisti, fra i compositori e i direttori d’orchestra, furono molti coloro che si sottomisero alle imposizioni del regime o ne sposarono l’ideologia. Altri, pochi, pochissimi, videro la loro carriera stroncata e la diffusione delle loro opere ostacolata fino ad arrivare a volte addirittura alla loro totale cancellazione. A strapparle definitivamente dall’oblìo ci ha pensato recentemente Alessandro Zignani, con il suo ultimo libro: “La storia negata”, pubblicato dalla Zecchini Editore. Un argomento decisamente ignorato per tanti decenni, non soltanto per una scarsa e superficiale autocritica, ma anche e soprattutto per una certa ignoranza musicale. Il lavoro di Zignani è quindi doppiamente lodevole: rende giustizia a chi ha subito torti immeritati e stimola la conoscenza di alcuni aspetti della nostra storia recente rendendo noti fatti, lavori, relazioni e retroscena dimenticati o quasi del tutto cancellati. Il lavoro si potrebbe quindi definire, forse, un’analisi critica del ventennio non solo dal punto di vista artistico, ma con una visione molto più ampia. L’autore, infatti, indaga la vita e i comportamenti dei musicisti di vario genere inserendoli nel contesto dell’epoca, prendendo in considerazione le varie correnti di pensiero letterario, filosofico e politico. Un’opera dietro alla quale, come si può facilmente immaginare, dev’esserci stata una lunga e approfondita ricerca (dimostrazione ne è anche la ricchissima bibliografia ragionata riportata alla fine) che può interessare sicuramente i melomani, ma anche gli storici, i sociologi e gli esperti di quel periodo. L’intento, come spiega lo stesso Zignani nella premessa è “… non raccontare che cosa è successo, ma perché”. Così i grandi musicisti, più famosi o meno noti, vengono suddivisi in varie categorie. Tra coloro che aderirono al fascismo ci furono: “Gli scrocconi”, “I mediocri”, “Gli illusi” e “Gli indifferenti” e tra gli “esemplari” gli appartenenti alla “Generazione dell’Ottanta”, “I precursori”, “Gli eccentrici”, “Gli strapaesani”, “I visionari”, “Il compositore come Sosia”, a seconda della “psicosintesi” del “Fascismo in musica” offerta dall’autore: “Frustrazione”, “Narcisismo”, “Feticismo”, “Paranoia”, “Eros e Priapo” e “Il principio di piacere”. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, non è una suddivisione manicheistica, né tantomeno una comoda classificazione in categorie a compartimento stagno. Il lettore non troverà giudizi (o pregiudizi) definitivi e nemmeno sentenze assolutorie, giustificazioniste o di condanna perentoria, ma una serie di domande su cui riflettere. “Esiste una musica fascista?” viene chiesto. Come si comportava Mussolini nei confronti dei musicisti e degli artisti in genere? E nei rapporti con loro quanto pesò la sua influenza (non tanto impositiva, quanto lusinghiera, incentivante, ammiccante e talvolta perfino seduttiva, con la triste eccezione dei musicisti ebrei a cui purtroppo non fu permesso di eludere le leggi razziali di esclusione, emarginazione e persecuzione) e quella degli altri appartenenti alle sfere alte della gerarchia?
Ma ancora: insieme alle dinamiche relazionali con il regime e al comportamento sociologico, di ogni singolo musicista menzionato viene offerta inoltre un’essenziale biografia anche pre o post fascista e un’analisi tecnica di alcune opere, in cui vengono presi in esami vari aspetti, quali l’atmosfera e le sensazioni che offrono, il ritmo, l’estetica, la cromaticità e così via.
Interessante, infine, l’epilogo (da cui è tratta la frase iniziale di questo articolo), in cui viene offerto un “ripensamento critico” del movimento fascista, dalla sua genesi al crollo definitivo.
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