Achille Cattaneo e i concerti nella Varese fascista

LibriAchille Cattaneo e i concerti nella Varese fascista

di Elena Lattes

Nato a Bergamo nel dicembre del 1885 Achille Cattaneo esordì nell'industria conciaria e calzaturificia. Si occupò anche di amministrazioni bancarie e di problemi sociali nel mondo del lavoro, per passare poi all'attività di imprenditore, di socio, e soprattutto, nel dopoguerra, di dirigente della Ricordi. Il suo più importante contributo, per il quale viene maggiormente ricordato, però, è nel campo culturale e in particolar modo in quello della musica. Grande mecenate, fu promotore di iniziative di vario genere, sostenitore della Società Corale Varesina, finanziatore del Raduno delle Arti e benefattore del Civico Liceo musicale. Fu anche collezionista di spartiti di opere liriche e di una grande quantità di libri, poi donati dai nipoti, alla biblioteca della suddetta scuola.

Partendo da una sua breve biografia, Matteo Mainardi, in “Achille Cattaneo e i concerti nella Varese fascista”, pubblicato dalla Zecchini Editore, riporta dettagliatamente e con scientifica precisione una ricca documentazione riguardante l'intensa attività musicale del piccolo e tranquillo neonato capoluogo di provincia, ma soprattutto fornisce un affresco economico-sociale e dell'atmosfera che si respirava in quell'epoca.

Così, insieme alla storia dei due gruppi principali, ovvero il Raduno delle Arti e il Gruppo Amici della Musica, comprensiva dell'elenco completo dei concerti nel quale vengono indicati gli esecutori e le opere suonate tra il 1929 e il 1941, sono riportati i commenti della stampa e il cambiamento radicale che avvenne in quegli anni.

Particolarmente interessante è la crescente influenza dell'ideologia fascista che si manifestò non soltanto nella politica e nell'informazione, ma anche nelle esibizioni musicali.

Scorrendo nella lettura si percepisce nettamente quell'involuzione che portò l'ambiente cittadino, inizialmente aperto e liberale, ad una crescente chiusura, dettata dall'autarchia, dal razzismo e dall'antisemitismo che il regime imponeva.

Il Mainardi spiega, infatti, che nel 1927 “l'essere ebreo non influenzò il giudizio del critico che non si lasciò condizionare da posizioni razziste e utilizzò come unico metro di giudizio elementi esclusivamente estetici” e ancora: “La questione razziale e antisemita non sembra avere avuto fino al 1934 un peso, infatti sono spesso invitati a suonare musicisti di chiara origine ebraica e musiche di compositori ebrei trovano spazio nei programmi di sala. Nel complesso possiamo dire che si trattò di un'offerta non varia, ma variegata (soprattutto nei concerti per duo) che mirava ad attirare il pubblico basandosi sulle qualità esecutive dei concertisti ospiti piuttosto che sulle qualità intrinseche dei programmi proposti”. Poi, però il Raduno delle Arti chiuse e nel 1936 nacque il Gruppo Amici della musica con l'intenzione di rendere “accessibile a tutti” la musica da camera. I tentativi di massima diffusione sono in parte ostacolati:  “La prima evidente novità figlia del mutato clima è la mancanza di musicisti ebrei ospiti delle stagioni varesine. Varese non era più un luogo particolarmente felice da questo punto di vista, essendo attraversato da sentimenti antisemiti già prima dell'emanazione delle leggi razziali; la Cronaca Prealpina si fece cassa di risonanza delle posizioni antiebraiche del proprio direttore Niccolò Giani, che fece del quotidiano varesino un amplificatore della posizione che la Scuola di mistica fascista stava assumendo, in quella che divenne la tristemente nota 'questione ebraica'”,

Il Cattaneo, di idee liberali e socialiste, non si fece tuttavia intimorire e, insieme al Gruppo degli Amici della musica, non senza difficoltà, continuò a promuovere esibizioni di gruppi ed esecuzioni di musiche sgradite al regime: statunitensi e francesi, concerti jazzistici e spirituals afroamericani, fino appunto al 1941, quando si interruppero molto probabilmente a causa della guerra.

Il libro è corredato da un'appendice iconografica e nel complesso risulta essere molto scorrevole e fruibile da chiunque: ognuno, anche il lettore più semplilce, potrà apprezzare l'aspetto (o gli aspetti) più vicino alle proprie inclinazioni.

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