Vera e István si sono amati per tutta la vita. Sono sopravvissuti alla Shoah, sono fuggiti dal comunismo. E, in mezzo ai tumulti della Storia, hanno stretto un patto: morire insieme

LibriVera e István si sono amati per tutta la vita. Sono sopravvissuti alla Shoah, sono fuggiti dal comunismo. E, in mezzo ai tumulti della Storia, hanno stretto un patto: morire insieme

di Carolina Tinicolo

Questa è la storia di un uomo e una donna che si sono amati per tutta la vita, sono invecchiati insieme e insieme hanno deciso di morire. Una domenica d’autunno del 1991, marito e moglie vanno incontro alla fine tenendosi per mano, scrivendo l’epilogo appropriato di un amore assoluto.

István, affermato ortopedico ormai in pensione, mite e trasognato musicofilo, va spegnendosi giorno dopo giorno per una subdola malattia. Vera, moglie provvida e decisa, di innata eleganza e di maniere brusche e dirette, apparecchia la loro fine senza alcun cedimento all’autocommiserazione: tira a lucido la casa, pota le rose per l’inverno, porta il cane dalla vicina, sceglie con cura la camicia da notte di pizzo con cui farsi trovare, e non si astiene dalle usuali, benevole scaramucce coniugali. Agisce con la solennità, il puntiglio e la calma di un Gran maestro di cerimonie.

Perché Vera e István, ebrei ungheresi scampati alla Shoah, quindi emigrati rocambolescamente in Danimarca dopo i fatti del ’56, sono vincolati da un antico patto. Il patto di morire insieme.

Ed ecco che in un atto di amore postumo, la nipote Johanna si tuffa anima e corpo nell’impresa struggente di ricostruire passo passo, con empatia quasi da medium, le ultime ore della loro esistenza. Un’operazione da funambolo, sul sottile crinale che separa affetto, nostalgia, ammirazione e rabbia per un abbandono patito come ingiusto. Come può scegliere di togliersi la vita chi ha superato esperienze simili? Come può non pensare ai figli, e ai figli dei figli?

A vent’anni da quella domenica d’autunno, Johanna decide di forzare con grazia l’antico riserbo dei nonni, che mai, in vita, avevano voluto far parola del loro passato. Con la sua scrittura pulita, mai retorica, mai sentimentale, riporta in vita Vera e István, li «conosce di nuovo» attraverso i ricordi di chi c’era. Mentre chi legge si trova coinvolto in una vicenda in bilico tra scorribanda nel privato e incursione nei territori sofferti dove ha operato la forza cieca del Male.

 

 

L’AUTRICE

 

Johanna Adorján è nata nel 1971 a Stoccolma da madre tedesca e padre ungherese. Ha studiato in Germania regia operistica e teatrale. Dal 1995 lavora come giornalista e dal 2001 scrive per la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Vive a Berlino.

 

 

HANNO SCRITTO DI UN AMORE ASSOLUTO…

 

“Passato, presente, memoria e immaginazione si mescolano in questo debutto straordinario per dare senso a un dolore familiare.” Publishers Weekly

 

“Scritto con l’infinita grazia del dolore che ha trovato pace.” Le Monde

 

“La voce più bella di questa stagione letteraria.” Libération

 
 
 

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