Gli ebrei ortodossi aprono alle donne

Cultura generaleGli ebrei ortodossi aprono alle donne

di Alessandra Boga

Di recente un nuovo gruppo rabbinico, denominato Beit Hillel, che opera nella regione centrale di Israele, ha deciso che i suoi vertici includeranno anche donne (30 su 110) come studiosi della Torah. In tal modo il gruppo intende rappresentare la “maggioranza silenziosa”, stanca del crescente estremismo e del sessismo religioso, come se le donne fossero “distanti dai valori sionisti”. Naturalmente in Beit Hillel le donne hanno anche uguale diritto di voto. “Non possiamo più restare in silenzio; dobbiamo chiarire la nostra posizione”, ha detto Osha Koren, direttrice di un istituto di studi avanzati di Torah per donne a Gerusalemme, chiamata a dirigere il gruppo con la collaborazione di altri 10 rabbini “modernisti”. Beit Hillel include anche mogli di rabbini che hanno grande influenza al suo interno. Notevole la differenza tra questo e i gruppi ultra-ortodossi come il noto Hardal.


 

Beit Hillel ha appena tenuto una conferenza a Netanya per decidere come realizzare un manifesto, secondo il quale i membri “incoraggiano il rafforzamento del ruolo delle donne, si oppongono alla discriminazione e al razzismo, sostengono la democrazia, vedono se stessi come parte integrante della società israeliana e sono leali allo Stato di Israele e alle sue istituzioni, inclusi l’IDF, la polizia, e i tribunali”.


 

La conferenza è stata tenuta da Rav. Yuval Cherlow, capo della yeshiva Petah Tikva, dal ministro della Scienza e della Tecnologia Daniel Hershkowitz e dalla “rabbinessa” Malka Bina, fondatrice del pionieristico istituto Matan (quello di cui fa parte anche Osha Koren).


 

Si è discusso per esempio del ruolo delle donne (o meglio del ruolo che spesso le donne non hanno) in sinagoga. Tuttavia non tutti i rabbini fondatori di Beit Hillel hanno voluto prendere posizione: alcuni, come quelli di un gruppo denominato Tzohar, hanno preferito la neutralità “su argomenti che dividono il campo nazional-religioso”. Il sionismo dunque resta ancora diviso sul tema.


 

E’ pur vero che si registrano altri segnali di apertura nei confronti delle donne, oltre a quello maggioritario dei membri di Beit Hillel. A livello politico, il Likud, la coalizione del premier Netanyahu, sostiene il ritorno delle donne nella giuria dei giudici rabbinici e approva che almeno uno dei rappresentanti della Israel Bar Association, nella commissione per nominare i giudici rabbinici, sia una donna. “Questo è un cambiamento significativo che assicurerà che gli interessi delle donne nella scelta dei giudici rabbinici, saranno presi in considerazione”, ha commentato Tzipi Hotovely, 32 anni, importante membro del Likud e tra i più giovani membri della Knesset.


 

Lei stessa due settimane fa aveva presentato una simile proposta di legge, ma gli “ultra-ortodossi” l’hanno bocciata.


 

In gennaio invece l’Alta Corte di Giustizia ha stabilito che è “inaccettabile” che una commissione deputata alla scelta dei giudici rabbinici sia composta da soli uomini. In passato vi aveva fatto parte unica donna per 12 anni, ma fino allo scorso novembre. Ora il Likud ha dato ragione alla Hotovely, su una questione che, come lei stessa ha affermato, “non c’entra con la religione”.
 
 

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