
ArteInaugurazione a Firenze di una mostra in memoria di Guglielmo Vita
di Enrico Sartoni
presso Sala delle Esposizioni dell Accademia delle Arti del Disegno
Via Ricasoli 68, Firenze
La mostra sarà inaugurata sabato 11 gennaio ore 18.30
Biografia
Figlio di Virginio Vita, proprietario di una delle maggiori cartiere europee la Vita Mayer, GuglielmoVita nasce a Milano nel 1876 conseguendo, nel 1899, la laurea in ingegneria presso il Regio Istituto Tecnico Superiore. Trasferitosi a Firenze nel 1905 è iscritto, assieme a Lorenzo Viani, alla Scuola Libera del Nudo di Firenze entrando a far parte ufficialmente dell'ambiente artistico e intellettuale della Toscana di inizio secolo. Nel 1923 partecipa come membro dell'Ente Attività della Toscana alla "Mostra Toscana Novecentesca" al fianco di artisti quali Achille Lega, Plinio Nomellini, Giorgio De Chirico, Lorenzo Viani, Ardengo Soffici e Ottone Rosai, per poi collaborare all'interno del comitato generale alla "II Mostra Internazionale dell'Incisione Moderna", tenutasi a Firenze tra il 1926 e il 1927. La sua ultima esposizione documentata sarebbe stata la personale allestita nel 1931 presso la galleria d'arte "Per non dormire" che presentava insieme dipinti, bozzetti e fotografie in una mostra antologica che riassumeva tutto il suo lavoro di artista poliedrico. Per quanto riguarda invece le opere architettoniche e di arredo, queste sono riassumibili nei progetti delle ville di via Giambologna a Firenze, del 1923-'25, "Val Sia Rosa" e "Paolelli" a Civita Castellana, del 1926-'27, "Poggio Mirasole" a Malnate, del 1921-'22, "La Selva" a Bagno a Ripoli, del 1928, e "la Colombaia", come testimoniano i reperti fotografici firmati da autori quali Locchi, Alvino e Sommariva. Nel 1928, alla fine del suo breve mandato di presidente della Comunità ebraica inaugura il suo primo monumento pubblico dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, tutt'oggi custodito nel giardino del Tempio di via Farini, cui avrebbero fatto seguito l'arco in onore dell'impero, del 1936, e i monumenti funebri del Cav. Settimio Saadun presso il cimitero monumentale di Caciolle a Firenze, del 1930, e di Virginio Vita, per il cimitero monumentale di Milano, del 1933. Inoltre, sempre nel 1928 avrebbe ultimato il saggio, oggi andato perduto, sull'architettura razionalista della Weißenhofsiedlung costruita a Stoccarda nel 1927 dal "Deutscher Werkbund", in una sorta di commento al catalogo Bau und Wohnung dell'esposizione "Die Wohnung". Abbandonata definitivamente l'attività artistica, Vita avrebbe infine scelto di dedicarsi a quella letteraria ed editoriale pubblicando numerosi testi quali I diari dell'amore, della vita e della morte, Umanità, divinità: Poemetti, 1944 - 45, Gerusalemme 5710, Roma 1950: atti di fede ansie di pace, Il libro di Gulì del 1955, C'era una volta: Fiaba in tre atti, vita a vita: Rime e ritmi 1892 - 1948, Da vita a vita: Rime e ritmi 1892 - 1948, Un vento impetuoso soffiò di Joel Palgi, fondando prima la "Tipocalcografia Classica" e rilevando poi il "Rinascimento del libro", oggi "Giuntina". Nel 1950, è tra i fondatori di "Amicizia ebraico-cristiana", assieme ad Angiolo Orvieto e Giorgio La Pira, facendosi poi promotore del «Centro Vita», attivo dal 1955 e con sede presso il villino di via Giambologna.
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