I giardini di Israel di Stella Bassani

ArteI giardini di Israel di Stella Bassani

di Elena Lattes

 

Un ponte musicale che attraversa i secoli per raccontare la storia di un popolo sparso in diversi continenti. Così si potrebbe definire il nuovo album discografico di Stella Bassani (i cui nomi di nascita sono Iolanda Elena): “I giardini di Israel”.

Seguendo un'originale reintepretazione personale, infatti, il cd raccoglie alcune fra le musiche più belle e importanti della tradizione ebraica diasporica e del folk israeliano.

Iniziando con “Gam gam”, citazione di un salmo biblico musicato in Francia da Elie Botbol

e reso famoso in Italia dal film “Jona che visse nella balena”, prosegue poi con “Halleluya La'olam”, vincitrice per Israele dell'Eurovision Song Contest nel 1979 (il Festival Europeo della canzone che si tiene ogni anno a maggio).

La terza canzone, “Shma Israel”, particolarmente commovente nella versione originale cantata da Sarit Haddad, fu scritta nel 2000 all'indomani del linciaggio di due israeliani a Ramallah da parte di poliziotti dell'Autorità palestinese. La quarta, “Shir la shalom”, composta nel 1969 da Yaakov Rotblit, è una dedica alla pace che cantò Rabin durante la sua ultima serata, pochi istanti prima che venisse assassinato. Seguita, poi, con l'Hatikva, testo scritto sulla base di un poema di Naphtali Herz Imber del 1877 e musicato da Samuel Cohen nel 1882, il quale si ispirò ad alcune musiche italiane del diciottesimo secolo e alla canzone popolare moldava-rumena “Carul cu Boi”. Nel 1919 il governatore del Mandato Britannico vietò l'esecuzione dell'Ha Tikva. Nel 1933 venne dichiarata “inno” al diciottesimo congresso sionista. Secondo alcune testimonianze fu cantata dagli ebrei cechi all'entrata delle camere a gas di Auschwitz e nel 1948 venne adottata come inno nazionale dello Stato di Israele.

La sesta, una storiella ironica tratta da una fiaba, e la nona sono scritte e composte da Luca Bonaffini e cantate, sempre magistralmente dalla Bassani, in parte in italiano e in parte in ebraico.

Appartiene, invece, alla tradizione ashkenazita (relativa quindi all'Europa centro-orientale) la settima, “Tumbalalaika”, cantata in Yiddish e in Ebraico.

L'ottava, un brano biblico di Isaia, musicato da Akiva Nof che vinse il Festival della musica chassidica di Tel Aviv nel 1970, è un invito a gioire, ad amare Gerusalemme, ad essere santi e a non aver paura dei nemici.

Conclude la compilation “Evenu Shalom Alechem”, altro canto tradizionale e fra i più famosi (adottato spesso anche in ambiente cristiano-ecclesiastico): l’auspicio del popolo ebraico alla convivenza pacifica fra le genti.

Un cd, dunque, che, come accennato raccoglie, fra antico e moderno, in tre lingue, canzoni così diverse fra loro, eppure accomunate tutte dalla stessa cultura plurisecolare. Una bella dedica ai predecessori e ai discendenti.

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