L'arca di Noé: il simbolismo del numero sette

CuriositàL'arca di Noé: il simbolismo del numero sette

di Cinzia Randazzo

Nello spirito di apertura verso le altrui opinioni che correttamente si presentano, pubblichiamo volentieri questa
interpretazione della Bibbia Ebraica (Antico Testamento secondo la terminologia cristiana pre-conciliare). Naturalmente quanto scritto è responsabilità dell'autrice e non impegna né coinvolge la direzione.
Altri contributi o collaborazioni saranno benvenuti se animati dallo stesso spirito.





Questo contributo è nato dalla constatazione che, soprattutto in questi ultimi tempi, sussiste la tendenza a considerare l'A.T. come qualcosa di arcano, di antiquato, che è meglio tralasciare perché sostituito dal Nuovo, cioè dalla Parola del Logos.
Di qui la necessità di rilanciarlo ancora una volta tramite la tematica dell'arca di Noé; tematica che ancora oggi può suscitare non indifferenti considerazioni teologiche, che possono ben servire a chiarire il mistero che si cela dietro la Parola di Dio rivelatasi nella Bibbia.
Sfogliando le pagine di Gen 6-9, relative all'episodio del diluvio, a causa del quale Dio ordinò a Noé di costruire l'arca, ci accorgiamo che in più punti viene fatto riferimento al numero sette. Perché proprio al numero sette? Cosa vuole dirci l'autore del libro della Genesi con questo simbolismo? Vediamo di coglierne il senso recondito nei relativi passi qui di seguito riportati:
 Il primo riferimento che l'autore del libro della Genesi dà al numero sette è quando egli parla dei giganti che a quel tempo erano sulla terra. I giganti, che l'autore designa come uomini illustri e famosi, erano stati generati dall'unione dei figli di Dio con le figlie degli uomini (Gen 6,4). A proposito dei figli di Dio l'autore ci fa intuire, tramite le parole di Dio, che solo in loro abita lo spirito di Dio (Gen 6,3); Spirito che aleggiava sulle acque (Gen 1,1) nel primo giorno della creazione e che si riposava nel settimo (Gen 2,2). Conseguentemente i giganti, nati dai figli di Dio, sono in parte anch'essi figli di Dio, in quanto il loro spirito somiglia a quello di Dio. Essi sono uomini famosi proprio perché in loro è stata effusa una parte del Logos, ovvero la ragione seminale che viene a corrispondere alla settima facoltà dell'anima tramite la quale l'uomo, secondo l'antico adagio della filosofia greca, può giungere alla contemplazione di Dio. Non a caso Giustino menziona i più antichi filosofi greci, come Socrate, Platone ecc., perché essi possiedono un frammento del Logos ? logos inteso come la parola che esce dalla bocca di Dio -. In loro c'è una parte della scintilla della ragione divina, ed è proprio questa che li fa essere famosi. Essi sono sulla terra dei semidei, in forza di questa connaturalità analogica della loro ragione, corrispondente alla settima facoltà dell'anima, con la ragione divina.
 La struttura stessa dell'arca: essa è composta di tre piani, di un'apertura, di un tetto e di una porta. La conformazione stessa dell'arca fa presagire che essa è stata fatta per portare a salvezza tutti coloro che vi entravano, e ciò sta proprio ad indicare la simbologia del settimo giorno, dove il Signore era contento di ammirare ciò che aveva creato; allo stesso modo essa è un'arca di salvezza, perché strutturata in senso ascendente: presagio tangibile che un giorno, coloro che vi erano racchiusi, potranno contemplare la bellezza del creato, alla stessa stregua di Dio nel settimo giorno. Non a caso Origene dà, riguardo alla struttura piramidale dell'arca, un'interpretazione spirituale-anagogica, nel senso che essa simboleggia la risalita dell'anima verso Dio.
 Noé, su comando di Dio, fa entrare nell'arca sette animali mondi maschi e altrettante femmine, la stessa cosa avviene anche per i volatili mondi (Gen 7,2-3). Gli animali mondi servivano nella liturgia ebraica per l'olocausto, il cui fine era quello di rendere onore a Dio. Il numero settenario relativo agli animali mondi simboleggia il culto sabbatico, perché proprio nel settimo giorno gli ebrei onorano Dio.
 Prima del diluvio Dio fa passare altri sette giorni da quando Noè adempie il comando di Dio (Gen 7,4). Coloro dunque che entrano nell'arca erano predestinati alla salvezza, perché Dio lascia che entrino e si sistemino nell'arca nell'arco dei sette giorni.
 Alla fine del diluvio, e cioè al settimo mese (Gen 8,4), l'arca si posò sui monti dell'Ararat. Il fatto stesso che essa si posò sulla cima del monte proprio il settimo mese simboleggia il settimo giorno, giorno in cui tutti gli esseri della creazione contemplano la bellezza delle cose create da Dio. Allo stesso modo coloro che escono dall'arca contemplano la presenza salvifica di Dio nel ritiro delle acque dalla terra. Essi quindi sono colti da un senso di stupore e di meraviglia al vedere la terra, cioè il monte Ararat, dove finalmente li aspetta la vita e non la morte perché le acque, simbolo della caducità, andavano via via scomparendo. Le acque diminuirono sempre di più, tanto che nel primo giorno del decimo mese apparvero le cime dei monti (Gen 8,5). Anche qui si avverte la concezione ciclica del settimo giorno che viene a coincidere col primo, in quanto in ambedue i giorni le acque si erano prosciugate e si intravedevano le cime dei monti.
 Anche il racconto relativo alla colomba, che Noè fece uscire dall'arca per vedere se le acque si erano del tutto prosciugate sulla terra, orbita sulla concezione settenaria dei giorni e sul rapporto tra il primo e il settimo mese. Infatti al secondo ciclo dei sette giorni la colomba torna con un ramoscello di ulivo (Gen 8,11), indice che le acque andavano man mano diminuendo, fino ad arrivare il primo giorno del mese; giorno in cui le acque si erano prosciugate sulla terra (Gen 8,13).
 Quando Noè, insieme ai suoi animali, scese dall'arca su ordine di Dio rese un vero e proprio culto sabbatico a Dio, perché egli edificò un altare, offrendo gli animali e gli uccelli puri in olocausto a Dio tanto che egli, gradendone il profumo, promise a se stesso di non colpire più nessun essere vivente. Di conseguenza Dio benedisse Noé e tutti gli animali, stabilendo un'alleanza con loro mediante il segno dell'arcobaleno (Gen 9). Tale segno attesta che Dio non distruggerà alcuna carne sulla terra tramite il diluvio.
 Lo stesso arcobaleno si riallaccia alla tematica del settimo giorno per due motivi:
1) perché Dio, non volendo distruggere alcuna carne sulla terra tramite il diluvio, ricorda all'uomo, per mezzo dell'arcobaleno che è stato creato dalle sue mani, che mai più l'acqua della distruzione prevarrà nei suoi confronti. Ciò significa che Dio vuole la salvezza dell'uomo e, per questo, l'uomo, quando vede tale segno nel cielo, ringrazia Dio di questa sua alleanza, come ogni ebreo fa per tutte le cose create nel giorno di sabato.
2) perché l'arcobaleno, essendo composto dai seguenti sette colori, il violetto, l'indaco, il blu, il verde, il giallo, l'arancio e il rosso è simbolo del riposo dell'anima, in quanto coloro che osservano l'arcobaleno, restando profondamente affascinati per l'intensità e la larghezza delle strisce colorate dipendenti dal diametro delle goccioline dell'acqua, provano un senso di distacco dalla solita routine degli impegni quotidiani. In tal modo essi manifestano il proprio appagamento ottico e morale davanti a questo raro fenomeno.

1 commento 

  • da roberta brusine mi è piaciuto molto questo racconto ma vorrei sapere quale è l'ultimo animale salito sull'arca di noè

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