Le donne nell'Islam tra repressione ed emancipazione

CronacaLe donne nell'Islam tra repressione ed emancipazione

di Aldo Astrologo

Si è svolta venerdi 16 organizzata dal gruppo PPE al Parlamento Europeo una interessante conferenza dal titolo:

Le donne nell’Islam. Tra repressione ed emancipazione.

Nutrita la schiera degli oratori e dei partecipanti che hanno dato un contributo di idee e di testimonianze sull’ argomento.

Dopo il benvenuto dell’On.Gasparri, Elisabetta Gardini ha mostrato un filmato di saluto della vice presidente del Parlamento Europeo Mairead McGuinness e ha presentato Lorenzo Cesa. Quest’ultimo, membro del Parlamento europeo, ha introdotto l’argomento della conferenza e ha reso omaggio a Lamia Haji Bachar ex prigioniera dell Isis in Iraq, presente tra i testimoni. Egli ha riferito che la storia di Lamia è una reale storia di negazione dei diritti umani e, per metterci in guardia sul nostro futuro, ha ricordato che ora i mussulmani in Europa sono 20 milioni.

Poi ha preso la parola il giornalista Marco Respinti che ha sottolineato come dobbiamo salvaguardare la dignità umana ed essere testimoni per i giovani con il nostro agire. L’essere umano ha diritti inalienabili indipendentemente dal genere maschile o femminile.In Europa non dobbiamo violare le culture dei popoli e, parlando delle donne, ha affermato che in alcuni contesti, esse sono vittime e anche complici.

È venuto quindi il turno di Lamia che ha raccontato della sua cattura quando aveva soltanto 16 anni, delle tante angherie subìte, delle numerose fughe e di tutte le volte che venne ripresa e venduta. Finalmente nel 2016, dopo interminabili peripezie è riuscita nel suo ennesimo tentativo, con altre persone, grazie ad un'organizzazione iracheno-tedesca che si è occupata di lei. Ora risiede a Stoccarda e spera di diventare insegnante. In questo viaggio in Italia è accompagnata da Mirza Hasan Dinnayi che le fa anche da interprete. Dinnayi, scrittore iracheno e presidente di un'organizzazione umanitaria, ha ricordato che ci sono ancora 3500 donne yazidi prigioniere e altre 1300 sono in psicoterapia.

Quando si parla di umanità o di libertà, gli islamici non capiscono perché per loro tutto è religione. Bisogna aiutare i mussulmani ad ottenere la libertà e insegnare loro le riforme. Dinnayi è contro la “fratellanza islamica “ e spiega che la religione deve essere una scelta individuale. Anche agli europei muove qualche critica: molti non sono sufficientemente consapevoli del valore delle libertà e dei diritti umani di cui godono e nel nostro continente ci dovrebbe essere maggiore comprensione reciproca per tenere insieme le diversità.

Devo ricordare anche l’intervento di Zeljana Zovko, della Bosnia-Erzegovina, ma gli interventi per me più importanti e significativi sono stati quelli di Maryan Ismail e Suad Sbai, due donne profondamente mussulmane ma altrettanto impegnate a favore della propria gente e dell'umanità e, quel che più conta, della verità e della onestà intellettuale. Due donne che, più dei vari discorsi politici, hanno toccato le corde giuste per gli astanti mostrando praticamente o con esempi quella che è la realtà. Non possiamo non considerare le cose da loro riferite e se le consideriamo veritiere, abbiamo di che preoccuparci.

Non potendo esporre tutto (ma ricordo che si può trovare la registrazione), mi limiterò ad alcuni concetti.

Maryan e Souad sono donne che, parlando dall’interno del mondo islamico, sanno di che cosa si tratta, perciò le loro voci dovrebbero essere ascoltate con più attenzione. Maryan ci ha fornito alcuni dati sulle scuole sunnite, 4 e sulle scuole sciite,1 per un totale di 5, ricordandoci che il mondo islamico non è monolitico e il linguaggio usato può essere fuorviante. Ad esempio, quando si parla di riforma, in quel mondo vuol dire tornare indietro all'epoca dei califfi. Ha mostrato delle diapositive dove le donne africane indossavano vestiti molto colorati e portati in molteplici maniere anche coprendo il capo, ma ora si tende ad una certa uniformità perchè esiste una “islamizzazione” del corpo delle donne. Ha mostrato come il suo foulard, indossato sul capo, ha un significato politico; ha ricordato che la linea principale dell’Islam è maschilista mentre all’inizio era il contrario.Vuole inviare un nuovo messaggio culturale-religioso, un approccio interreligioso da dare ai giovani mussulmani per mostrare modelli positivi. È convinta che in Somalia, come in Italia, ci sia un colonialismo religioso. Si augura di sentire la voce dei mussulmani laici e sentire parlare di donne e uomini, perché la loro libertà è anche la nostra libertà. Rivela che per le sue idee e per essersi esposta politicamente ha ricevuto minacce e si sente nel mirino dopo aver manifestato il 25 aprile con la Brigata ebraica. Ad una precisa domanda sul fatto che i mussulmani moderati sono la maggioranza ma non si mostrano molto, sottolinea che essi hanno paura e non hanno lo stesso potere economico che hanno gli altri.

Questo argomento sarà poi sottolineato ed ampliato da Souad Sbai, anche lei molto critica verso la “fratellanza mussulmana “ e l’ UCOII.

Riguardo questo argomento rivela alcuni episodi significativi ed inediti. Afferma che la sede UCOII è in Iraq e come donne sono state escluse (almeno da parte islamica) dalle trattative con lo stato italiano per le “intese” per il riconoscimento in Italia dell’Islam religioso. Anzi, riferisce che quando la delegazione italiana ha richiesto un documento alla delegazione islamica come base di accordo, questi ultimi si sono presentati dopo un mese con due documenti. Uno celeste ed uno rosa; alla richiesta di discuterli per vedere le differenti impostazioni, grande deve essere stata la sorpresa quando è stato riferito che un documento riguardava gli uomini e l’altro le donne! Con chi volete fare gli accordi? Questa è la domanda di Souad. Ancora più inquietante la sua successiva affermazione: “per far vedere che sono buoni, ogni tanto denunciano qualche terrorista”(Ucoii). Infine rivela che oltre agli italiani che si convertono all’Islam, ci sono mussulmani che si convertono al Cristianesimo ma non si mostrano, cambiano chiesa ogni settimana per non essere esposti a critiche e vessazioni.Termina dicendo che ha scritto un libro sulla vicenda di una ragazza mussulmana, Rashida, che si era convertita al Cristianesimo ed è stata uccisa. Il suo corpo è rimasto 50 giorni all’obitorio perche la comunità mussulmana la considerava traditrice e la Chiesa aveva paura di avere a che fare con la sua salma. Questa è la risposta in Italia.

Come conclusione, il pubblico ha di nuovo omaggiato Lamia per il suo coraggio, ma la conferenza ha dimostrato che c’è molto da lavorare nel mondo, in Europa e in Italia.

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