Docente arabo perseguitato dai palestinesi per aver portato i suoi studenti ad Auschwitz

CronacaDocente arabo perseguitato dai palestinesi per aver portato i suoi studenti ad Auschwitz

di Alessandra Boga

Sappiamo naturalmente che esistono arabi e musulmani perbene, arabi e musulmani che cercano anche il dialogo con gli ebrei, ma sappiamo pure che spesso pagano cari i loro sforzi. Uno dei casi più recenti è quello del prof. Mohammed Dajani, docente di Scienze Politiche alla Al-Quds University di Gerusalemme (“Al-Quds” è il nome arabo della capitale d’Israele), ex membro di Al-Fatah e fondatore nel marzo 2007 del Movimento “Al-Wasatia”, il primo movimento islamico moderato palestinese che sostiene una pace negoziata con lo Stato ebraico e cerca di favorire la comprensione tra palestinesi e israeliani. Il termine “wasatia” significa “giustizia”, “moderazione”, “via di mezzo”, “equilibrio” ed è un concetto rintracciabile nel Corano, com’è spiegato sul sito del movimento, www.wasatia.info .

Il prof. Dajani esorta spesso nei suoi scritti alla “tolleranza”, al “dialogo”, alla “riconciliazione”. 

Qualche settimana fa, rivela il quotidiano israeliano Haaretz, il coraggioso docente ha addirittura portato ad Auschwitz in viaggio d’istruzione 27 studenti arabi e al suo ritorno è stato accusato di tradimento della causa palestinese, ricevendo anche minacce.

Non è la prima volta che il professore viene criticato perché vuole il dialogo con gli ebrei, ma questa volta gli attacchi sono stati veramente violenti. Il rettore dell’università ha condannato il viaggio dei ragazzi nel campo di sterminio; colleghi, giornalisti e analisti tv hanno bollato Dajani come traditore che farebbe il “lavaggio del cervello” ai giovani e gli amici gli hanno consigliato di prendersi una vacanza all’estero. E’ stata persino lanciata l’accusa secondo cui la “gita” sarebbe stata finanziata da organizzazioni ebraiche. Per finire, la notizia del viaggio ad Auschwitz è stata rimossa dal sito del quotidiano “Al-Quds”, a causa delle violente reazioni dei lettori.

Dajani ha commentato che le critiche “Non mi hanno sorpreso,  ma sono contento di essere stato il primo a organizzare la visita di un gruppo di giovani palestinesi in un campo di sterminio nazista. Sapevo che l'iniziativa avrebbe fatto rumore, ma credevo”, ha aggiunto amareggiato, “che le polemiche si sarebbero spente nel giro di pochi giorni".

In compenso molti studenti sono tornati cambiati da quella visita. Uno di loro, che ha preferito rimanere anonimo, ha dichiarato: “Non puoi restare indifferente nel vedere quante persone sono morte solo per la loro religione. Certo è strano che un palestinese vada a visitare un campo nazista. Ma è una visita che consiglio a tutti".

Nonostante le difficoltà, Mohamed Dajani non ha intenzione di fermarsi e agli attacchi mossi dall’università a lui e ai 27 studenti che si sono recati ad Auschwitz, ha risposto sulla sua pagina Facebook: “Andrò a Ramallah, all'università, posterò le foto della visita su Facebook. Non mi pento di ciò che ho fatto. Ho intenzione di rifarlo. Non mi si può impedire di provare empatia umana per le sofferenze atroci di coloro che in questo momento occupano la nostra terra”.

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