Gli elogi dei lavoratori palestinesi felici per il fallimento del boicottaggio

CronacaGli elogi dei lavoratori palestinesi felici per il fallimento del boicottaggio

di Alessandra Boga

 Ha fatto molto rumore in questi giorni la coraggiosa scelta di Scarlett Johansson di lasciare la carica, che aveva ricoperto per otto anni, di ambasciatrice Oxfam, perché ritenuta incompatibile dai dirigenti dell’organizzazione con un nuovo ruolo che è stato proposto all’attrice americana: quello di volto della campagna pubblicitaria di SodaStream, un’azienda israeliana di bevande gassate che ha 25 stabilimenti in tutto il mondo, inclusa la “colonia” ebraica di Maaleh Adumim, in Cisgiordania. Lo spot è andato in onda durante il Super Bowl domenica.

Oxfam sostiene il movimento “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni”, che propugna il blocco di ogni tipo di collaborazione con aziende israeliane situate in Cisgiordania, ma Scarlett ha deciso di non appoggiare il boicottaggio, preferendo lavorare per l’azienda israeliana.

Azione anti-palestinese? Neanche per sogno, perché l’attrice ha detto di sostenere decisamente la soluzione “Due Stati per due Popoli” e “la cooperazione economica e dell'interazione tra un Israele democratico e la Palestina''. Ha anche aggiunto che SodaStream non solo è impegnata nella difesa dell'ambiente ma anche nella costruzione di un ponte di pace tra Israele e Palestina, sostenendo vicini (israeliani e palestinesi, ndr) che lavorano l'uno accanto all'altro con la stessa paga, stessi benefici e eguali diritti''. Scarlett ha dichiarato di essere “orgogliosa” di essere ambasciatrice Oxfam e di non trovare “incompatibilità” con la campagna pubblicitaria di SodaStream, ma siccome ai vertici della prima non erano d’accordo, la star ha girato i tacchi.

Anche diversi palestinesi hanno capito che questa non è un’azione contro di loro e sono quelli (in tutto 500 su 1.300 persone) che lavorano con soddisfazione per SodaStream. “Posso portare ad esempio un milione di persone che vogliono lavorare qui”, dice con orgoglio a Israelandstuff.com Ahmed Nasser, 28 anni, da due alla SodaStream, parlando dal principale stabilimento di produzione dell’azienda israeliana.

Il giovane aggiunge che i lavoratori si trovano nelle “migliori condizioni che ci sono” e ricevono “ogni cosa secondo la legge”. Lui ha a disposizione un’ora e mezza di pausa in un turno normale di dodici ore e i momenti di preghiera (concessi dall’azienda israeliana ai dipendenti musulmani) non sono detratti dalle pause.

Ahmad vive a Ramallah, notoriamente il centro politico della Cisgiordania che si oppone agli insediamenti ebraici, ma per quanto lo riguarda, lui non sente ostilità nei suoi confronti perché lavora per SodaStream e non vorrebbe lasciare neanche il suo posto di lavoro per tornare a casa.

In questa grande azienda ci sono anche israeliani che lavorano con colleghi arabi sotto capi arabi e tutto sembra filare liscio.

Non solo i lavoratori palestinesi sanno che la decisione di Scarlett Johansson non è contro di loro, ma la applaudono. Infatti, “Mentre altri dipendenti potrebbero trasferirsi dall’altra parte della Linea Verde se la ditta si sposta, i lavoratori palestinesi della Cisgiordania non potrebbero, e soffrirebbero finanziariamente”, spiega Daniel Birnbaum, israeliano, capo esecutivo all’interno di SodaStream; “Noi non getteremo i nostri dipendenti sotto un bus per promuovere l’agenda politica di qualcuno. … Non vedo come ciò potrebbe aiutare la causa palestinese se noi li licenziamo”. Birnbaum parla in ebraico, ma un traduttore ripete le sue parole in arabo e i dipendenti che parlano questa lingua, concordano. Perché a loro, quello che interessa di più, è lavorare. In pace.

3 commenti 

  • da dario miniera coraggiosa nel senso che ha preferito non rescindere un lauto contratto di sponsorizzazione, preferendo abbandonare il ruolo gratuito di ambasciatrice oxfam?
  • da Il Riflettore No. Coraggiosa nel senso che ci vuole coraggio a:
    1) a pensare con la propria testa e non farsi trasportare dalle masse modaiole e paternaliste
    2) a contrastare il terzomondismo filodittature e filoterrorismo, rischiando ulteriori boicottaggi, violenze psicologiche, minacce e attentati.
    C'è qualcosa di malizioso, per non dir di peggio, in questa sua insinuazione, peraltro priva di qualunque fondamento.
  • da Il Riflettore No. Coraggiosa nel senso che ci vuole coraggio a:
    1) a pensare con la propria testa e non farsi trasportare dalle masse modaiole e paternaliste
    2) a contrastare il terzomondismo filodittature e filoterrorismo, rischiando ulteriori boicottaggi, violenze psicologiche, minacce e attentati.
    C'è qualcosa di malizioso, per non dir di peggio, in questa sua insinuazione, peraltro priva di qualunque fondamento.

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