Politica ed elezioni

AttualitàPolitica ed elezioni

di Raffaele Pace

Ogni volta che arrivano le elezioni nazionali, europee, amministrative, gli ebrei si dividono - ed anche giustamente - in diversi schieramenti, relativamente al voto da dare al politico di turno. Questo atteggiamento è segno di grande pluralità e democrazia all’interno del mondo ebraico e, da sempre, argomento di grande discussione.

Alcuni sostengono che i partiti di centrodestra hanno al proprio interno frange di nostalgici di un passato duro da cancellare, altri che nei partiti di centrosinistra si nascondano, nemmeno tanto velatamente, molti pregiudizi antiebraici travestiti da antisionismo. Negli altri schieramenti, che potrebbero essere a volte elemento di novità, sorge il sospetto che questo voto vada disperso e non sia decisivo.

Ci sono poi i molti, troppi, disaffezionati che decidono per il non voto come strumento di protesta verso la classe politica. E allora, cosa fare? Come comportarsi davanti alla scheda elettorale?

Argomento delicato che comunque comporta alcuni aspetti che meritano di essere analizzati. Il primo è: quanto il mondo ebraico sceglie in funzione delle politiche nei confronti di Israele e degli ebrei, rispetto al suo voto?

Per anni siamo stati accusati di doppia lealtà, come se si dovesse scegliere tra le nostre legittime esigenze di cittadini italiani o l’altrettanto legittima appartenenza ad un popolo, e quindi allo Stato che rappresenta questo popolo, privilegiando questo particolare aspetto. Nemmeno se le cose fossero incompatibili!!!

Per anni si è pensato che gli ebrei fossero “fisiologicamente” di centrosinistra, se non altro nella prima Repubblica, quando ancora ben marcate erano alcune differenze ideologiche. Molti, magari non confessandolo, votavano la vecchia DC, che arrivava al 40% dei voti senza che nessuno dicesse di votarla. Storicamente si è votato per molti anni anche il Partito Repubblicano, da sempre baluardo dell’amicizia nei confronti di Israele e degli ebrei, con personaggi come Giovanni Spadolini, grande amico delle Comunità Ebraiche Italiane.

Ovviamente in quel periodo il centrodestra non esisteva e comunque la destra era rappresentata dal MSI, partito nelle cui file si trovavano molti reduci del fascismo, nostalgici e incompatibili con qualsiasi possibiltà di fiducia da parte ebraica.

La svolta di Fiuggi del MSI, trasformatosi in Alleanza Nazionale con relativo allontanamento di alcuni “duri e puri” tipo Rauti e Bontempo, la nascita di Forza Italia con la discesa in campo di un imprenditore di successo come Silvio Berlusconi, cosa non trascurabile visto che nel mondo ebraico esiste una grande componente imprenditoriale, la successiva integrazione delle due forze di centrodestra e la conseguente nascita del Popolo della Libertà, hanno di fatto sdoganato in molti la componente liberista e moderata che oramai la sinistra stentava a rappresentare.

Da quel momento il voto ebraico si è frammentato all’interno dei diversi schieramenti; addirittura abbiamo iniziato ad avere rappresentanti e candidati dall’una e dall’altra parte e, anche noi, abbiamo creato movimenti d’opinione su cosa è giusto fare.

Personalmente aggiungerei anche su chi è meritorio di rappresentare le nostre istanze politiche, sociali e religiose. Credo fermamente che, in un momento di crisi quasi irreversibile della politica, intesa come bene da mettere al servizio del popolo, l’unica cosa che conti davvero è la fiducia nelle persone che andremo a scegliere e votare, al di là dell’appartenenza a questo o quel partito, naturalmente e sempre con alcuni naturali distinguo.

Conosco persone di grandi valori morali sia nel centrodestra che nel centrosinistra e visto che la politica è fatta di persone, scegliamoci chi pensiamo possa portare avanti le nostre istanze in modo chiaro e soprattutto democratico. Oggi la politica è profondamente cambiata; non si vota più perché si crede ai valori delle ideologie. Si vota in base a chi questi valori è disposto a portarli avanti al di là del partito di appartenenza, al di là dei Fiorito o dei Lusi di turno, ma soprattutto sulla base dei valori che noi e solo noi riteniamo utili per la collettività e per tutto il mondo ebraico.

Dobbiamo sostenere quei candidati che da sempre, e non solo nelle vicinanze delle elezioni, sono vicini ad Israele. E ce ne sono, in tutti gli schieramenti. Dobbiamo sostenere quei candidati che con il lavoro quotidiano hanno dimostrato con i fatti, e ce ne sono, che sostenere le radici ebraiche ed i valori da essi rappresentati, significa sostenere la democraticità e la pluralità anche delle loro idee.

Ed infine dobbiamo sostenere, dove ce ne sono e ce ne saranno, candidati ebrei che mettono il loro tempo e la loro faccia in campo, e che sapranno sostenere in ogni ambito le ragioni degli ebrei e di Israele.

Due esempi per tutti: Fiamma Nirenstein ed Emanuele Fiano. Così diversi, in schieramenti opposti, con idee molto diverse tra loro, ma sempre e comunque pronti a difendere le ragioni per le quali combattono da una vita.

Per questo andiamo tutti ad esercitare il nostro diritto, ma anche dovere, di esprimere la nostra preferenza. Verso la persona che merita la nostra fiducia.

1 commento 

  • da Elio Benzimrà Non riesco a capacitarmi come sia possibile che solamente quanto ci sono avvenimenti come le votazioni i politici di tutte le ideologie si ricordano di noi ebrei!!!!Non ricordo che qualche volta costoro abbiano preso in considerazione "Ami Jeudì"italiano !Shavua tov! Elio

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