L'Europa dopo Parigi

AttualitàL'Europa dopo Parigi

di Raffaele Pace

In questi giorni, in particolare dopo i terribili fatti di Parigi, su tutti i mass media e social network è un proliferare di filmati, di messaggi, di articoli e di auto - editoriali pronti a far capire le ragioni di un mondo civilizzato che rifiuta, con tutto se stesso, questa violenza indicibile.

La vecchia Europa si ritrova catapultata in una realtà che è simile a quella di Beirut, di Baghdad, di Tripoli. Realtà che pensavamo lontane da noi, viste nei telegiornali pensando che mai sarebbero accadute da noi.

Poi, un bel giorno, ti ritrovi a viaggiare nell’algida Londra su un bus a Marble Arch e salti in aria, prendi un treno a Madrid alla stazione di Atocha e vieni dilaniato da una bomba o decidi una sera di andare ad un concerto a Parigi e vieni massacrato senza pietà da uomini che sparano raffiche di kalashnikov e si fanno esplodere.

Ora, per chi non l’avesse capito e per chi non volesse ancora aprire gli occhi, questa è una guerra a tutti gli effetti. Non è combattuta tra eserciti convenzionali ma tra terroristi e civili inermi. Quindi è una battaglia impari, che non potremo mai vincere, senza prendere esempio dall’unica realtà che queste vicende le vive sulla propria pelle dal 1948, ossia Israele.

Lo Stato ebraico ha dovuto combattere, sin dalla sua nascita, per la sopravvivenza e per il diritto all’esistenza. Diritto mai negato a tutti gli altri Paesi del mondo. Avete mai sentito parlare del diritto all’esistenza della Svizzera, del Brasile o dell’Australia? Beh, di Israele si!!.

Si è passati dalle guerre convenzionali (1948, 1956, 1973, 1982) alle varie intifade (1987, 2000, 2008) per arrivare all’ultima ancora in corso, denominata “intifada dei coltelli” con modalità di attacco infami, come assalti con coltelli verso civili inermi.

Israele non solo è uscita sempre vittoriosa da queste situazioni ma oggi è un economia all’avanguardia, ha un numero di start up superiore a qualsiasi Paese del mondo, le sue città sono esempio di modernità e gli israeliani sono un esempio di civiltà.

Mentre accadevano gli attentati a Parigi, molte folle arabe, in particolare a Gaza e Ramallah, festeggiavano gli attacchi degli “shaid” , dimostrando quanto la profezia di Oriana Fallaci fosse tristemente vera. Questa è una guerra di civiltà e l’uso criminale della religione ne è la causa scatenante. Come si può gioire per l’uccisione di un ragazzo che era andato a vedere un concerto rock, o per la morte di una coppietta di fidanzati usciti, un qualunque venerdì sera, magari per festeggiare un anniversario od un nuovo amore?

Mentre loro gioivano della morte, a Tel Aviv si accendevano le luci del Comune, trasformato in una enorme tricolore francese e si intonava la Marsigliese. Questa è la risposta da dare e, come sempre, l’esempio viene da Israele. Curioso, però, che mentre Israele insegna al mondo come confrontarsi con il terrorismo, vengano boicottati i suoi prodotti provenienti da quei territori che inneggiano ai terroristi assassini di Parigi!!

Ci troviamo di fronte ad una invasione silenziosa, iniziata da anni e della quale ancora non comprendiamo la deriva finale. Abbiamo accolto per anni profughi sulle nostre coste ben sapendo che non tutti fuggivano da qualcosa, ma che si sarebbero infiltrati nel nostro stile di vita.

Ora li abbiamo qui, sono alla seconda e terza generazione quindi europei a tutti gli effetti. Solo in Italia ne abbiamo censiti, di regolari 1.600.00. Vanno nelle nostre scuole, lavorano con noi, addirittura votano con noi.

Ma noi non siamo il loro traguardo, siamo solo il loro obiettivo!!

Non avremo pace finché non ci sarà, da parte del mondo islamico, una presa di posizione netta contro questa barbarie. Ma, vedrete, non ci sarà…. Perché in fondo tutti noi siamo degli infedeli…

La nostra unica risposta sarà non cambiare le nostre abitudini, continuare a vivere sempre e comunque, non lasciare loro campo libero. Dimostriamo che noi non abbiamo paura. Solo cosi avremo la possibilità di portare avanti i nostri valori fondanti che troviamo, guarda caso, nel motto nazionale francese: Liberté, Egalité Fraternité.

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