Libri"Una notte soltanto, Markovitch" di Ayelet Gundar Goshen

di Mara Marantonio

“Lo sapevi?” “L’ho indovinato” “E non hai detto niente?” “Cosa c’è da dire?”

 

Storie personali che s’intersecano per poi separarsi ed imboccare strade che non ti aspetteresti; matrimoni d’amore e matrimoni per ripicca; figli la cui vera origine non è quella ufficiale; riferimenti biblici accennati appena, pronti però a farsi catturare da chi legge con affetto ed attenzione.

Passioni che nascono, palpitano, s’incrinano di fronte alle imprevedibili difficoltà dell’esistenza, ma che, alla lunga, sanno resistere tra i marosi, in quel “campo minato tra verità e menzogna che è il mondo”.

Mutamenti dell’anima colti dal tono della voce che cambia o dalla trasformazione nei lineamenti del viso.

Rapporti di amicizia nati già prima che i diretti interessati vengano al mondo ed intricate dinamiche familiari. Colpe e redenzioni, feroci gelosie e gesti di commovente generosità. Paternità cercate, ma fuggite per paura, allorché si è sul punto di ritrovarle. E altre paternità, scoperte e coltivate con trasporto, magari un po’ goffo e, dunque, ancor più toccanti.

La tragedia indicibile rappresentata dalla morte di un figlio. Le magie, i sogni, le avventure dell’adolescenza.

Un’umanità contraddittoria, piena di dubbi, per questo ricca di fascino.

 

Graditissima sorpresa di fine primavera da Giuntina. E’ uscito, nelle scorse settimane, il primo romanzo di una giovane Autrice israeliana di sicuro valore, Ayelet Gundar-Goshen.

Nata nel 1982, sposata e mamma, riccioli neri ad incorniciare il viso di ragazzina che sa vedere il lato paradossale dell’esistenza e riderne, laureata in Psicologia clinica presso l’Università di Tel Aviv, Ayelet collabora con importanti quotidiani del suo Paese ed è autrice di sceneggiature e cortometraggi che hanno riscosso un notevole successo in Patria e all’estero.

“Una notte soltanto, Markovitch”, pubblicato nel 2012 in Israele -dove ha vinto il Premio Sapir per la miglior opera prima, ma il secondo libro è in arrivo-, già tradotto in inglese, tedesco, olandese, è ora proposto al pubblico italiano nella traduzione della collaudata coppia Ofra Bannet / Raffaella Scardi.

Il testo -suddiviso in quattro parti: Prima / Durante / Dopo / Dopo Dopo -riesce a fondere in modo sapiente vicende private, intime con avvenimenti storici, grazie ad un linguaggio frizzante e, al contempo, poetico, sempre ironico e pungente, talora onirico e surreale, al punto che quasi ti capita talvolta di perdere le coordinate spazio temporali. Solo per un attimo, però: ad esempio, il ricordo, non sopito, in alcuni personaggi, dell’antisemitismo europeo, dell’odio antiebraico insegnato fin dai primi anni di vita, espressa nell’immagine dei vecchi ebrei massacrati sulla pubblica via per mano di ragazzini austriaci, riporta il lettore in modo brusco alla realtà. La Shoah occhieggia maligna e fa sentire la sua presenza.

C’è la guerra, quella di Indipendenza del 1948 in Israele, con le glorie, gli orrori e i dilemmi morali lancinanti; ma pure densa di richiamo al passato tragico. Un passato buttato fisicamente alle spalle, pur tuttavia sempre attuale e pronto ad assumere chiari contorni di incubo man mano che il pericolo odierno di annientamento -in Terra di Israele- si avvicina. Incubo capace di portarti alla disperazione e alla morte perché non riesci a voltar pagina e dunque ad affrontare il presente

Inizio: siamo negli anni del Mandato britannico in un villaggio, non nominato, della Palestina, mentre il regime nazista si afferma in Germania.

Protagonisti maschili sono due amici, che tanto diversi l’uno dall’altro non potrebbero essere.

Yaakov Markovitch, provenienza polacca. L’aspetto non è degno di particolare attenzione; né brutto, né bello, tanto che lo sguardo di un ipotetico interlocutore scivola inevitabilmente altrove, non trovando in lui nulla di interessante. Di notte Yaakov legge le opere di Vladimir Zeev Jabotinski, di giorno coltiva il suo campo e dà da mangiare ai piccioni; una volta al mese si reca a Haifa dove incontra una donna con la quale fa sesso a pagamento. A causa di questo suo passare inosservato i compagni del gruppo politico cui appartiene (Irgun) l’avevano scelto tempo addietro come trafugatore di armi: nessuno tra gl’Inglesi si sarebbe accorto di lui. Ottima idea. Non si pensi però che Yaakov non sia in grado di riservare sorprese.

Zeev Feinberg (origine russa) è l’opposto. Corporatura atletica, folti baffi all’insù, denti aguzzi, occhi azzurri; gran donnaiolo, sempre in vena di spararne grosse. Al contrario di Markovitch suscita l’attenzione immediata del prossimo, è carismatico per natura. Riesce a socializzare con chiunque e gli amici -ma anche chi lo conosce appena- pendono letteralmente dalle sue labbra. Tra le tante donne cui rivolge la sua attenzione c’è Rachel Mandelbaum (nata Kanzelpold), immigrata dall’Austria, bella moglie di Avraham, macellaio gelosissimo.

Rachel, lasciato il Paese di origine per la Terra d’Israele, aveva messo sottochiave tutta la sua vita precedente, a cominciare dalla natia lingua tedesca. Ma qualcosa di quel mondo, fonte di dolore per lei, era sfuggito all’opera di rimozione ed era divenuto la ragione, almeno iniziale, dell’attrazione per l’affascinante Zeev. Qual è il motivo? Lo capirete presto. Poi abbiamo molto, molto altro da scoprire.

C’è però una donna per la quale il cuore di Feinberg batte sul serio, a prescindere dalle occasionali scappatelle: si tratta di Sonia, carattere deciso e pelle profumata d’arancia; anche se non proprio di quel colore dorato, insinua maliziosa l’Autrice. Sonia è un autentico mito per Zeev; in grado, a sentir lui, di far nascere un bambino con le sue mani e senza l’aiuto di nessuno; oppure di mettere in fuga da sola un manipolo di ladri di cavalli nascondendosi tra i cespugli ed ululando come un lupo. Al di là di questi pittoreschi aneddoti, ella riesce a coniugare un forte spirito pratico con altissimi ideali. Magari mettendo a tacere, talvolta, i sentimenti.

Un altro che subisce il fascino di Sonia è Efraim Hendel, vicecapo dell’Irgun, di origine polacca, amico di Zeev fin dal tempo in cui compirono l’alyiah.

Irresistibili le scene dove l’Autrice ci presenta l’arrivo dei due in Terra di Israele, a bordo dell’immancabile nave scassata. Un capolavoro di smitizzante umorismo. “ Erano rimasti tutta la notte in spiaggia, a petto scoperto, con le mutande bagnate…. Quando al mattino si erano presentati i britannici, i due sembravano trovarsi su quella spiaggia da sempre. Alla fine erano partiti per esplorare il paese, sempre in mutande”.

Hendel è un laico con nostalgia del Sacro, come annota in modo perspicuo Gundar-Groshen: “Camminava… e tutto era vuoto di Dio. Ripulito del sacro….. Lercio di profano”. Personaggio a tutto tondo, il vicecapo dell’Irgun, Luci ed ombre.

Egli è coordinatore di un’iniziativa che spedisce -di nascosto- in Europa Ebrei di Palestina allo scopo di sposare ragazze correligionarie e consentire loro di emigrare in Eretz Yisrael, salvando la vita, dati i tempi calamitosi.

Programma meritorio, pur rischioso. C’è però una regola ferrea alla base di tutto: una volta giunte a destinazione, le fanciulle non sono affatto vincolate a quei “mariti per finta” che hanno loro consentito di allontanarsi dal pericolo mortale; possono quindi considerarsi del tutto libere e nessuno, proprio nessuno, ha il diritto di accampare pretese su di loro.

Per mettere al sicuro il focoso Zeev dalle ire di Mandelbaum, che aveva scoperto la tresca tra lui e Rachel, Efraim lo coinvolge il primo nel suo programma. Feinberg e Markovitch (che segue l’amico ovunque) s’imbarcano per l’Europa.

Laggiù il caso -o meglio, l’organizzazione- attribuisce allo scialbo Yaakov come consorte Bella Seigerman, ragazza affascinante come non mai, appassionata di poesia e, prima ancora, di poeti, in carne ed ossa.

Ritornati in Patria, Zeev si libera in un battibaleno della sposa bruttina che gli era stata assegnata e ritorna dalla sua Sonia, mentre Markovitch non intende affatto separarsi da quella grazia - di - Dio che ora ha tra le mani. Il che complica le cose, poiché, al contrario del suo “coniuge per forza”, lei è di parere opposto e non intende certo passare la vita con un marito così spento, peraltro fermissimo sul punto di non mollare la preda. A nulla valgono per Yaakov i consigli, anzitutto di Zeev, il fatto di essere divenuto -a detta di questi- lo zimbello del paese, le minacce, le botte da parte di alcuni giovani energumeni mandati dai responsabili della comunità per convincerlo con le…cattive, visto che le buone non hanno sortito alcun effetto.

Quale piano escogita allora Bella dopo un certo periodo trascorso con il coniuge all’insegna dell’ignorarsi reciprocamente in una casa dove regna il gelo più totale?

Nel seguire le vicende dei diversi personaggi, la scrittrice ci racconta, attraverso pensieri ed immagini alquanto efficaci e privi di retorica, la vita degl’israeliani durante la Guerra d’Indipendenza del 1948, tra quotidianità ed eroismo. A cominciare dallo spirito di unità che si rafforza nel momento del pericolo, ma che si allenta allorché il conflitto termina, suscitando per questo un “briciolo di [paradossale] nostalgia”. Al di là della calma apparente nelle persone più realistiche e smagate c’è pure la sofferta consapevolezza che una vera pace, tanto agognata dagli Ebrei fin dall’inizio, è tuttavia impossibile.

Rachel Mandelbaum non riesce a dimenticare il passato e la disperazione finisce per portarla ad un gesto estremo. A cercare di salvarne non la vita fisica, ma l’anima, il ricordo sarà la sensibile Bella -alla ricerca disperata di qualcosa che dia significato alla sua esistenza priva d’amore- attraverso una scelta narrata dalla scrittrice in pagine tra le emozionanti del romanzo: “Il pensiero le si presentò tranquillo, chiaro, come se lo scopo di tutto il suo viaggio fino al quel momento fosse di sedersi accanto al carrubo e decidere….” Che cosa? Cercate questo tesoro: brevi, intensissime righe…. Pure il matrimonio tra Zeev e Sonia, all’inizio consacrato dalla passione, incontra gravi difficoltà, anche a causa di un grave fatto di sangue di cui l’uomo si macchia, senza peraltro averlo davvero voluto.

Tuttavia egli saprà riscattarsi, attraverso un atto di altissimo valore morale, compiuto proprio nel Paese primo responsabile della Shoah -cioè la Germania- dove ritorna, qualche tempo dopo il termine del conflitto, inviato da Efraim Hendel, ma su richiesta di Sonia, la quale aveva compreso come il rimorso avesse finito per avvelenare l’esistenza del suo compagno. Era divenuta un’ossessione per lui il restare nei luoghi in cui quel delitto era stato commesso. “La terra qui lo avvelena” confessa Sonia a Efraim. Laggiù ci sarà l’incontro che cambierà l’esistenza di Zeev.

L’Autrice ama profondamente i suoi personaggi; come ogni scrittore degno di questo nome, certo; ma Aylet sembra accompagnarli per mano, in ogni fase della loro vita, in questo Israele dei primi anni; è loro teneramente vicina anche quando: “Il passo dei bambini [è] sempre più pesante, il passo degli adulti sempre più leggero”.

Nella traduzione di madre e figlia, Ofra Bannet e Raffaella Scardi, perfette -col loro spirito giocoso e, al contempo, saggio- nel rendere in italiano l’originale ebraico, ecco un romanzo che consiglio vivamente, in grado di coinvolgere sempre più man mano che si procede nella lettura.

E illusioni e dolori, ma anche momenti di luce, dopo il buio dell’incomunicabilità : “Di fronte allo sguardo perplesso di Zeev…mentre il bambino gli strappava il suo decoro virile, [ella] crollò a terra e rimase accovacciata a ridere, ridere e ridere. Zeev Feinberg la guardò e prese a ridere anche lui….Sonia alzò gli occhi sul marito e capì che erano salvi. Il blu dei suoi occhi, per la prima volta dopo tanto tempo, non era torbido, come una finestra ripulita dopo troppi mesi”.

Sublime forza salvifica della poesia.

 

 

(Titolo originale Laylach Echad, Markovitch, Kinneret Zmora-Bitan, Or Yehuda, 2012)

 

Trad. Ofra Bannet e Raffaella Scardi, Casa Editrice Giuntina, Firenze, Collana Israeliana, Aprile 2015, pp. 326, €.16,50

 

1 commento 

  • da Silvana Lunardi Molto bello, coinvolgente, appassionante!dopo le varie recensioni x così dire introduttive alla lettura, mi ero riservata questa appena scorsa ed ora a lettura ultimata, letta con attenzione.è certo la migliore, molto articolata e puntuale e mi fa riflettere ancora ed apprezzare il romanzo.grazie alle traduttrici

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