Elio Toaff:

AttualitàElio Toaff: "Da Giovanni Paolo II sempre sincero affetto e comprensione verso il popolo di Israele"

di Alessandra Boga

All’approssimarsi delle canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, che avverranno Domenica 27 aprile con rito officiato da Papa Francesco, l’agenzia di stampa Adnkronos ha interpellato i giorni scorsi un’alta personalità del mondo ebraico italiano che ha conosciuto Karol Wojtyla ( l’8 febbraio 1981 nella canonica delle chiesa di San Carlo ai Catinari, vicina al ghetto di Roma) e gli è rimasta amica fino alla morte del pontefice: il Rabbino Capo Emerito della Comunità ebraica di Roma Elio Toaff. La vicinanza tra i due leader religiosi era talmente forte, che il rabbino è stata una delle tre sole persone nominate da Giovanni Paolo II nel suo testamento spirituale, assieme  al segretario don Stanisław Dziwisz, attuale arcivescovo di Cracovia, e al suo successore al soglio di Pietro, Joseph Ratzinger.

Com’è noto, i rapporti tra ebrei e Chiesa cattolica non sono stati quasi mai facili, per via delle innumerevoli persecuzioni durante i duemila anni, sfociate infine nella Shoà, ma Toaff traccia un quadro molto positivo del Papa polacco, che si è recato alla Sinagoga di Roma il 13 aprile 1986, poi al campo di sterminio di Auschwitz e al Muro Occidentale (del Pianto) a Gerusalemme.

Nella Pasqua ebraica del 1987”, ricorda Toaff, “Papa Wojtyla mi scriveva perché mi facessi portavoce presso la mia Comunità dei suoi voti volti a proseguire insieme, ebrei e cristiani, nel cammino della libertà e della fede nella speranza, con la gioia che è nei cuori durante la grande solennità pasquale”. “Ricordiamoci in ogni momento della nostra vita che l'uomo è fatto a immagine di Dio”, diceva Giovanni Paolo II.

Il Rabbino Capo Emerito definisce il Papa, che la folla presente ai suoi funerali volle “santo subito”, un “giusto delle nazioni”, cioè uno dei non ebrei che, nel corso della loro vita, di fronte a genocidi e a crimini contro l’umanità, hanno salvato vite umane, hanno soccorso i perseguitati, hanno preservato la dignità umana, e/o hanno difeso la verità e la memoria. “Il giusto delle nazioni Karol Wojtyla è certamente un uomo destinato da Dio ad assomigliare maggiormente alla Sua immagine. Che il ricordo dei giusti sia di Benedizione per tutti noi", dice appunto Elio Toaff, spiegando: ''E' scritto nel Talmud: 'Ogni generazione conosce l'avvicendarsi di 36 uomini giusti, dalla cui condotta dipendono i destini dell'uomo. Sono questi i giusti delle nazioni, che portano in sé più degli altri la 'shekhinah', la presenza di Dio'. Sono i giusti che ci indicano la via del bene, avendo dedicato la loro vita al servizio del prossimo e alla gloria dell'Eterno. Nell'ebraismo, come è noto, non ci sono santi, ma soltanto giusti, e la canonizzazione di un santo è un fatto interno della Chiesa cristiana. Ma noi ebrei in questo momento vogliamo sottolineare che niente si attaglia meglio alla figura di Giovanni Paolo II della qualifica di giusto''.

Per gli ebrei”, conclude il Rabbino Capo Emerito, “le visite simboliche di Papa Wojtyla alla Sinagoga di Roma al campo di sterminio di Auschwitz e al Muro Occidentale del Tempio a Gerusalemme hanno segnato come pietre miliari il percorso che egli con coraggio e fermezza ha inteso compiere come atto di sincero affetto e comprensione nei confronti del popolo di Israele e di riparazione per le sofferenze e i torti inflittigli nel corso della storia e culminati nella tragedia della Shoah''.

 

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