Danimarca: Giovane palestinese picchiato perché osa criticare la comunità musulmana

CronacaDanimarca: Giovane palestinese picchiato perché osa criticare la comunità musulmana

di Alessandra Boga

 Di solito è estremamente difficile trovare un palestinese che ha il coraggio di levare la sua voce per criticare il terrorismo e la violenza islamica o nazionalista. Yahya Hassan, poeta 18enne danese di origine palestinese, sta pagando caro il suo essere “diverso dagli altri”.

Qualche giorno fa, a Copenhagen, è stato aggredito con un pugno in testa da Isaac Meyer, 24 anni (Abdul Basit Abu Lifa), anch’egli cittadino danese di origine palestinese, già noto alle forze dell’ordine per terrorismo islamico; nel 2007 Meyer è stato condannato a sette anni di carcere e ora ne rischia altri tre per il nuovo crimine. "Sei un infedele, devi morire", ha gridato il ragazzo all’altro, mentre lo picchiava.

Tutto questo perché Yahya Hassan ha “osato” criticare la comunità musulmana danese; ha denunciato le difficoltà delle “seconde generazioni” di immigrati, anche perché spesso i genitori non li educano ad integrarsi nel Paese in cui vivono.

Il giovanissimo poeta, nonché rapper per passione, aveva già ricevuto minacce ad ottobre, dopo aver partecipato al programma della TV danese Deadline. Ancora prima, in un'intervista rilasciata al sito Politiken, aveva sottolineato come molti figli di immigrati diventino addirittura dei criminali, non per colpa dello Stato, ma delle famiglie d’origine.

E lui ne sa qualcosa di violenza in famiglia, dato che dalla sua è stato allontanato proprio per questo.

Dopo aver lasciato la scuola a 13 anni, è stato affidato ai servizi sociali e ora Yahya sta frequentando una scuola di scrittura, che da poco lo ha portato a pubblicare la sua prima raccolta di poesie. Si chiama come il suo autore, “Yahya Hassan”, ed è diventata in breve “un fenomeno letterario e politico”, fa sapere Rainews24.it: in meno di due settimane ha venduto 32 mila copie.

Ma chi minaccia e compie angherie come quelle che ha subito lui, preferirebbe considerare Yahya semplicemente come “povero palestinese senza terra perseguitato dall’entità sionista”, piuttosto che sostenitore di ideali di libertà e d’integrazione dei musulmani.

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