Bacau

StoriaBacau

di Dova Cahan

Agli inizi della prima guerra mondiale, a Bacau, città della Moldavia romena, si potevano contare 21 sinagoghe e 22.500 ebrei, ovvero circa il 60% della popolazione locale. Oggigiorno la comunità è composta da non più di 200 anime e la maggior parte di loro è anziana. Degli edifici, una sola sinagoga è rimasta intatta, ma è ormai chiusa da quasi mezzo secolo. Si tratta della Cerealistilor (frequentata principalmente, come suggerisce il nome stesso, dai mercanti di cereali) in via Stefan cel Mare (Stefano il Grande) 35, nascosta tra i blocchi comunisti che furono realizzati dopo il 1960. Sfuggita alla demolizione prima del 1989, grazie alla sua bellezza architettonica e ai dipinti in essa contenuti, viene annoverata tra gli obiettivi del patrimonio statale. Per salvarla dal suo degrado totale la popolazione ebraica desidererebbe consegnarla alla municipalità affinché la possa trasformare in un centro culturale, funzione tutto sommata non lontana da quella originale.

Altre importanti testimonianze della vita di un tempo, sono i due cimiteri ebraici e un teatro di animazione che appartiene tutt’ora alla Comunità. In quella città nacque e crebbe una delle più eminenti personalità del mondo ebraico, Alexandru Safran, che fu il più grande rabbino della Romania. Nominato Senatore a Vita per il suo intenso lavoro svolto nel periodo tra le due guerre mondiali, negli anni ’40 intercedette, con l’aiuto della Regina Maria, presso il maresciallo Antonescu per impedire la deportazione della popolazione ebraica locale. Nel 1947, poco prima che il re Michele abdicasse, partì per la Francia per poi stabilirsi definitivamente in Svizzera, dove divenne rabbino capo di Ginevra. Ebbe un ruolo importante in diversi campi come per esempio nella riconciliazione tra cristiani ed ebrei (nel 1985 si incontrò a Roma con il Papa Giovanni Paolo II); nella battaglia perché gli orfani sopravvissuti alla Shoah  potessero tornare nelle loro comunità; nella lotta contro l'antisemitismo; nella rivendicazione del diritto all'emigrazione per gli ebrei sovietici e per la liberazione dei prigionieri israeliani dopo la guerra dello Yom Kippur del 1973.

Dopo quasi mezzo secolo, fu ufficialmente di nuovo accolto in Romania e nominato cittadino onorario di Bacau, ricevette la laurea honoris causa dell'Università di Iasi e divenne membro onorario dell'Accademia Romena. Al Senato, in televisione e sulla stampa ricordò la Shoah in Romania, rendendo omaggio a "la gente di umanità in tempi disumani", con particolare riferimento alla regina-madre Elena e al presidente della Croce Rossa ed esprimendo sempre immenso amore per il "bel paese rumeno e per il suo buono e gentile popolo".

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