Gli ebrei iracheni ricordano il Farhud, il massacro avvenuto tra il 1° e il 2 giugno del 1941

StoriaGli ebrei iracheni ricordano il Farhud, il massacro avvenuto tra il 1° e il 2 giugno del 1941

di Alessandra Boga

Il Farhud – termine che in arabo significa “espropriazione violenta” – avvenne 75 anni fa a Baghdad durante la festa di Shavuot, detta Festa delle Settimane o Pentecoste perché cade cinquanta giorni dopo Pesach, la Pasqua ebraica. In tale occasione, preceduta da varie manifestazioni anti-semite, oltre 180 cittadini iracheni di religione ebraica vennero uccisi, 1.000 feriti e fino a 300 – 400 non ebrei persero la vita tentando di sedare le violenze. Inoltre vennero saccheggiate numerose proprietà ebraiche e distrutte 900 case. Tutto avvenne su istigazione di leader arabi come Haj Amin al Husseini, famigerato Gran Muftì di Gerusalemme alleato di Hitler e zio di Arafat – gli stessi leader arabi che avrebbero istigato i palestinesi ad abbandonare le loro case a seguito di quella che per il mondo arabo è la Nakba, il “grande disastro”, la fondazione dello Stato d’Israele –.

Il Farhud è considerato da molti  - che ne sono a conoscenza – parte della Shoà. Questo massacro ha portato un massiccio esodo di ebrei iracheni ed è perciò considerato “l’inizio della fine della comunità ebraica in Iraq”. Successivamente molti di coloro che erano fuggiti, tornarono nel loro Paese e l’emigrazione ebraica non accelerò in modo rilevante fino il 1950- 51.

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