L'importante contributo della Brigata ebraica alla Resistenza anti-nazista

StoriaL'importante contributo della Brigata ebraica alla Resistenza anti-nazista

di Marco Severa

In occasione del 71esimo anniversario della liberazione d’Italia, è necessario fare delle riflessioni storiche su chi, quel 25 aprile del 1945, ha contribuito attivamente alla rinascita civile del nostro paese. La Brigata ebraica, fu una formazione militare ben definita e inquadrata nell’esercito britannico, che operò durante la seconda guerra mondiale in vari scenari di guerra. Il corpo venne costituito nel 1944 e ne fecero parte oltre agli ebrei provenienti dalla futura terra di Israele, anche quelli che vivevano nelle nazioni soggette al controllo britannico (Canada, Sudafrica ed Australia), cui si sarebbero uniti poi altri militari ebrei, di origine polacca e russa. A comandare il contigente fu nominato il brigadiere generale canadese Ernest Frank Benjamin, anch’egli ebreo. Mentre la Brigata fu integrata nell’VIII Armata britannica, le prime Compagnie sbarcarono in Sicilia nell’agosto del 43 e pian piano risalirono la penisola, passando da Salerno, Napoli, Bari e Taranto svolgendo azioni di soccorso alla popolazione provata dalla guerra. Alcune di queste collaborarono allo sbarco di Anzio nel febbraio del '44 e alla liberazione di Roma nel giugno dello stesso anno. l compiti principali assegnati a questi soldati, erano quelli di perlustrare e sondare la tenuta delle linee nemiche, di acquisire informazioni sugli armamenti e sulle difese dei nazisti. L’impulso più naturale sarebbe stato quello di annientare i nemici, ma il generale Benjamin, comprendendo lo stato d’animo dei suoi uomini, li esortava continuamente a rispettare le convenzioni sui prigionieri di guerra. Il 27 marzo 1945 la Brigata venne affiancata al Gruppo di Combattimento “Friuli” con il quale fu protagonista dello sfondamento della linea Gotica nella vallata del Senio, nei pressi di Riolo dei Bagni. I soldati italiani si accorsero che il reparto indiano che aveva tenuto la loro destra, venne sostituito da truppe fresche che parlavano una lingua incomprensibile. Per molti, questa fu la prima volta di un contatto con gli ebrei. Il 3 aprile 1945 a Brisighella, fu consegnata alla Brigata la propria bandiera azzurra-bianca-azzurra con la stella di David al centro. Complessivamente, la Brigata Ebraica combatté in Italia dal 3 marzo al 25 aprile 1945, distinguendosi in numerose operazioni militari per la liberazione della Romagna e dell’Emilia, perdendo 38 soldati nella battaglia del Senio. I suoi caduti riposano tuttora nel cimitero di Piangipane a Ravenna. Al termine delle ostilità, gli uomini della Brigata si recarono in Belgio, in Olanda e nei paesi dell’Est europeo, dove si dedicarono fra l'altro anche alla ricerca di parenti sfuggiti alle persecuzioni. Sembra che ancora dopo 70 anni, occorra ricordare come la Brigata Ebraica abbia contribuito attivamente alla ‪Liberazione‬ del nostro Paese, soprattutto alla luce degli episodi legati alle celebrazioni dello scorso anno a Milano, quando i rappresentanti della stessa vennero contestati da una piccola parte del corteo. Quel lontano ‎25 Aprile essi‬ furono fianco a fianco di chi quell’8 settembre del 1943, scelse di combattere dalla parte giusta, in nome di valori che nel ventennio precedente erano stati distrutti. Pochi sembrano però ricordare questi eventi; anche quest’anno per esempio, la partecipazione della Brigata Ebraica al corteo del 25 aprile, è messa in discussione da chi strumentalizza politicamente questa ricorrenza, trasformandola in un campo di battaglia ideologico puramente anti-israeliano, solamente perché la bandiera della Brigata è troppo simile a quella di Israele. Considerare queste vittime delle persecuzioni nazifasciste ospiti non graditi, è un atto di revisione storica, dimenticando inoltre che questi soldati aiutarono attivamente la popolazione italiana, portando in dono cibi in scatola, cioccolato e sigarette e cercando d’insegnare l’ebraico e il saluto di pace “Shalom”. A Roma addirittura i soldati delle compagnie riaprirono il Tempio Maggiore e le scuole ebraiche. Molti erano reduci dall’aver visto in Germania e nei Paesi dell’Est, i campi della morte e furono i primi a testimoniare agli italiani cosa succedeva in quei luoghi così lontani e ai tanti sconosciuti. Considerandoli solamente delle vittime, è falsificare la storia, perché contrariamente a una diffusa opinione nell’immeditata dopoguerra, gli ebrei presero parte ad una resistenza armata in tutta Europa, che anche se non fu numerosa, partecipò alla creazione di una memoria storica collettiva. Oltre alle rivolte nei ghetti, di cui quella di Varsavia è sicuramente la più famosa, gli ebrei collaborarono anche alle rivolte armate che scoppiarono in Europa occidentale e meridionale, dove combatterono anche in organizzazioni politiche e non ebraiche, considerando cosi il loro impegno nella resistenza come un attività antinazista, partecipando attivamente alla nascita dei movimenti nazionali. Per fortuna chi analizza i fatti storici senza ingerenze politiche, il 25 aprile applauderà e abbraccierà simbolicamente chi sfilerà con fierezza con i vessilli della Brigata Ebraica, perché nonostante la loro storia millenaria fosse in quel contesto sull’orlo del baratro, parteciparono in modo decisivo alla liberazione dal giogo nazifascista.

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