La Shoà al posto del crocifisso?

StoriaLa Shoà al posto del crocifisso?

di Aldo Astrologo

Vorrei commentare l'articolo di Marcello Veneziani su "Il giornale" del 29/01/14 e per farlo ne riporto i punti salienti:
"Perché un evento tragico di 70 anni fa, unico tra gli orrori, tiene banco in maniera così prolungata .....perché col passare degli anni anziché sopirsi, si acuisce la memoria della Shoah, oggi più di 30 anni fa?....La Shoah sta prendendo il posto della Crocifissione di Gesù Cristo...Stavolta non è il Figlio di Dio a finire in Croce e sacrificarsi per noi, ma è un popolo a essere immolato, eletto o maledetto secondo le due versioni classiche, e a redimere l'uomo dal Male.,,,
Cristo ieri messo in croce oggi messo tra parentesi. Con Lui si relativizza la fede, la civiltà cristiana. Al Suo posto c'è la Shoah, religione
dell'umanità. Auschwitz prende il posto del Golgota e il 27 gennaio sostituisce il Venerdi Santo."
 
Da un punto di vista pratico la Shoah non passa perché è stata istituita una data europea per ricordare la tragedia, per inciso non è che il 27 gennaio finirono le uccisioni e i tormenti dei prigionieri. Infatti durarono fino a tutto aprile del 1945, ma è solo perché fu il primo campo, quel giorno - dove si scoprì l'orrore e la ferocia nazista. E' vero che ci sono stati,in tempi recenti o meno, altri genocidi ma è la prima volta che scientemente si prelevavano milioni di persone da luoghi distanti migliaia di chilometri per trasportarle, torturarle e ucciderle in posti lontani a ciò studiati.
Si ricorda perché il passato sia di monito al presente e al futuro. Coloro che sono scampati e i familiari degli oppressi sono pieni di dolore nel ricordare quei fatti; non fa loro piacere e per molti il ricordo è un dolore rinnovato e sempre vivo.
Ora l'articolo di Veneziani intristisce e indigna. Intristisce perché si fa polemica sui morti e su coloro che vogliono ricordare quei morti.
Da questo punto di vista Veneziani può stare tranquillo: quando i testimoni non ci saranno più e i figli dei deportati e di coloro che hanno subito la persecuzione diminuiranno anch'essi, non ci sarà quel pathos, quel senso di dolore, di sofferenza, di rabbia che i figli hanno assimilato vedendo soffrire i loro genitori per i parenti e i loro cari non più tornati.
Allora anche il giorno della memoria sarà uguale a tanti avvenimenti che ci sono stati ma che faranno parte dell'oblio.
Noi figli, ci struggiamo vedendo i genitori star male e soffrire per i ricordi che non li abbandoneranno mai.I nipoti e i pronipoti avranno forse un labile ricordo perché tutto sfuma quando non si ha davanti la sofferenza visibile.
L'articolo inoltre ci fa indignare-parlo per noi ebrei-perché mischia il sacro con il profano. Che cosa c'entra Gesù con la Shoah?
Sono due cose distinte, il credo religioso e i misfatti del nazismo.Gesù si sacrifica volontariamente, il popolo ebraico non si è sacrificato. Per noi questo non è un sacrificio,ma una sventura immane.Uno si sacrifica per qualche cosa o per qualcuno, e perchè si doveva sacrificare il nostro popolo o chi doveva compiacere? Assurdità per il pensiero ebraico ( e scusate la teologia,ma per l'ebraismo il Signore -il Padre- non può sacrificare il Figlio), per noi è come un sacrificio umano e quindi proibito.
Allora? Personalmente penso solo che sembrerebbe che al sig.Veneziani faccia rabbia questo ricordo perché cosi gli ebrei sono sempre "i buoni" mentre li vorrebbe poter considerare sempre come "i cattivi".
I sei milioni di morti non possono "redimere l'uomo dal male" come intende Veneziani, ma sono solo un monito per l'umanità intera.

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