Cordoba, iniziativa per preservare la memoria dei Sefarditi

Cultura generaleCordoba, iniziativa per preservare la memoria dei Sefarditi

di A. Boga

A Cordoba, meravigliosa storica città dell’Andalusia in cui s’intrecciano le civiltà ebraica, cristiana ed islamica, e che diede i natali ai grandi filosofi Averroè (musulmano) e Maimonide (ebreo), esiste un piccolo museo che cerca di preservare la memoria sefardita, cioè quella degli ebrei spagnoli. Questo museo è denominato “Casa De Sefarad” (letteralmente “Casa della Spagna”, chiamata proprio “Sefarad” in ebraico); è ospitato in un piccolo edificio del XIV secolo ed è gestito da Sebastian de la Obra, laureato in Storia e Filosofia e sovraintendente alla Biblioteca del Parlamento andaluso.

Quest’ultimo si occupa appunto di conservare, con un lento e costante lavoro, la memoria degli ebrei di Spagna, “perché ben prima degli orrori della Shoà, gli oltre 200 mila ebrei della penisola iberica subirono il primo pogrom della storia'' per volere dei “cattolicissimi” Isabella di Castiglia e di Ferdinando d’Aragona nel 1492, proprio l’anno della scoperta dell’America. Ora gli ebrei di Cordoba sono pochissimi, poco più di una decina (e senza nemmeno un rabbino), ma nella Juderia, il quartiere ebraico dove vivono, conservano e intendono conservare i ricordi della loro dolorosa storia.

Lì vicino hanno una sinagoga del 1315, l’unica ancora esistente in Andalusia assieme a due presenti a Toledo dopo l’espulsione di cui sopra: “Al suo interno custodiamo una Torah consacrata e, quando i fedeli raggiungono un numero sufficiente, almeno una quindicina di persone, per lo Shabat o per la Pasqua, la sinagoga torna in funzione'', ha riferito all’ANSA il direttore de la Obra.

“Ad unirsi sono spesso ebrei provenienti dall'Europa o dall'America, felici di prendere parte a una celebrazione in un luogo così carico di significati''.

Nel museo, invece, sono conservati cimeli devozionali e tradizionali “appartenuti ai sefarditi della diaspora, emigrati a Fez, Tetouan, Alessandria d'Egitto, Orano, Smirne, Salonicco o Istanbul, raccontiamo al visitatore la nostra storia e quella di Spagna''. Ciò attraverso la narrazione dei loro usi, feste, cibo e musica.

A proposito di musica, Sebastian de la Obra ha anche fondato il primo gruppo musicale sefardita di Spagna, l’ “Aljama'’, che si esibisce in arabo e in ebraico-spagnolo. Così facendo, egli ha “aperto la strada a molti gruppi che hanno iniziato a inserire qualche brano e sonorità sefarditi nel loro repertorio di musica andalusa, riconoscendo così che nel patrimonio musicale andaluso (arabo-spagnolo) esisteva anche la musica sefardita''.

Il direttore del museo vorrebbe che la musica andalusa e quella sefardita entrassero nel programma di studio musicale ufficiale, ma non è ancora accaduto. In generale, lamenta lo storico-filosofo-musicista, per 500 anni la cultura degli ebrei di Spagna non ha avuto riconoscimento statale ed è stata “totalmente cancellata da quella spagnola”.

Soltanto alla fine di novembre 2012 il governo ha deciso di promulgare una legge per consentire ai discendenti degli ebrei sefarditi di ottenere la cittadinanza spagnola. Dietro presentazione di un certificato rilasciato dalla Federazione delle Comunità Ebraiche del Regno.  

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