La rivista Humanitas ricorda la poliedrica figura di Benjamin Fondane

Cultura generaleLa rivista Humanitas ricorda la poliedrica figura di Benjamin Fondane

di Elena Lattes

 

Nato in Romania - Moldavia per la precisione – alla fine dell''800 e trasferitosi giovanissimo in Francia, Benjamin Fundoianu (o Fondane, come firmò le sue opere in francese, ma il cui cognome originale era Wechsler) morì ad Auschwitz nel 1944. Poeta, saggista e autore di teatro, a Parigi incontrò, divenendone allievo, il russo Lev Shestov con il quale approfondì importanti temi filosofici.

La rivista bimestrale Humanitas dedica a questa interessante e poliedrica figura, un intero numero monografico, nel quale vengono affrontati molti degli aspetti sia umani che artistici e intellettuali. Numerosi articoli di autori diversi che partono da una breve, ma esaustiva biografia continuano poi con l'analisi del rapporto di Fundoianu con poeti, filosofi e letterati suoi contemporanei o che l'avevano da poco preceduto. Ne esce così un ritratto non solo della persona, ma anche un quadro dell'ambiente, o meglio degli ambienti nei quali Fondane è vissuto e si è formato.

Pur occupandosi di diverse discipline, Fundoianu nacque (già giovanissimo in Romania) come poeta e tale rimase sostanzialmente per tutta la vita, tanto che, come scrisse egli stesso «Sono diventato filosofo per difendere la mia poesia» e Monique Jutrin nell'introduzione al numero monografico così lo descrive:“... per Fondane la poesia – grido o preghiera – è il solo linguaggio in grado di modificare il mondo, il solo capace di risvegliare Dio (…) E dalle testimonianze che ci sono pervenute sappiamo che ad Auschwitz pronunciava instancabilmente versi di Beaudelaire”. Una volta a Parigi, sembrò abbandonare questa disciplina a lui così cara, per riprenderla poco dopo e affrontarla con un'ottica diversa.

L'incontro con Lev Chestov fu quindi fondamentale, non solo perché il suo maestro e poi collega gli aprì le porte della filosofia, ma anche perché gli fece scoprire una nuova prospettiva di quelle correnti avanguardista e decadentista delle quali Fondane era diventato un esponente e un critico nella sua gioventù romena.

Fu tuttavia un incontro che trasformò e arricchì anche il “maestro”. Non a caso, dunque, il numero monografico dedica alcuni capitoli al rapporto tra i due affrontando la questione sotto diverse angolazioni: l'interpretazione di autori precedenti e il ruolo delle due discipline, la poesia e la filosofia, sono certamente gli argomenti trattati più diffusamente, ma temi quali l'esilio, il dolore, il Male e il rifiuto di esso, il senso dell'abbandono divino, il silenzio di fronte alla catastrofe, il rapporto tra ragione e fede e altro ancora sono altrettanto approfonditi.

Particolarmente interessante, poiché questione aperta tuttora anche in altri campi, quali la politica e l'attualità più recente, è il dibattito su quale delle culture religiose, quelle orientali o quelle occidentali, e in quale di queste si dovrebbe inserire l'ebraismo, abbiano influenzato maggiormente, e in che misura, l'Europa. Fondane, meditò, infatti, sull'apporto alla cultura europea dell'Induismo, in particolare, nell'opera “Au seuil de l'Inde”.

Non manca un articolo sul teatro e sul cinema attività nelle quali Fondane si cimentò, sebbene soltanto marginalmente. Un testo complesso ma non ostico, accessibile anche ai non addetti ai lavori.

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