Festival di Cannes, Gran Premio della giuria al regista emergente László Nemes per il suo film Il figlio di Saul

CinemaFestival di Cannes, Gran Premio della giuria al regista emergente László Nemes per il suo film Il figlio di Saul

di Alessandra Boga

Il giovane regista ungherese László Nemes, 38 anni, ha vinto il Grand Prix della giuria al Festival del Cinema di Cannes con il suo film del debutto Il figlio Saul, sul tragico e discusso tema della Shoah. Un tema che tocca da vicino Nemes perché, come racconta lui stesso in un’intervista al Corriere della Sera, ha ambientato la sua opera “nel luogo dove fu uccisa parte della mia famiglia, ad Auschwitz”. Il protagonista è interpretato non da un attore bensì da uno scrittore, Geza Rohrig, noto in Ungheria per le sue raccolte di poesie, calatosi nei panni di un membro dei Sonderkommando, gruppi di deportati che nei lager nazisti avevano il macabro compito di prendere i cadaveri dopo che erano passati nei forni crematori, e di spalarne le ceneri. “Un anello nella catena di montaggio della fabbrica della morte”, spiega il regista. Questi prigionieri “godevano di momentanei piccoli privilegi, in pochi mesi venivano eliminati a loro volta. I nazisti chiamavano ‘pezzi’ i cadaveri dei campi di concentramento. Corpi ammassati, bisognava ripulire le camere a gas in fretta. Solo che un giorno il protagonista crede di aver visto il corpo del figlio, di cui non si era mai occupato, e vuole seppellirlo, dargli dignità, trascurando il tentativo di fuga degli altri prigionieri, vittime come lui”. 

Per il suo film (che in Italia uscirà nelle sale per Teodora nel Giorno della Memoria) László Nemes ha preso come riferimento anche il romanzo del premio Nobel Imre Kertesz, Essere senza destino, un romanzo fondamentale in Ungheria per quanto riguarda la Shoah e un romanzo fondamentale per lo stesso regista: “Mi è stato di esempio per tracciare un fondale meno convenzionale sull’Olocausto”, spiega Nemes al Corriere. “La mia prima fonte di ispirazione sono state raccolte di testimonianze sui Sonderkommando che erano state nascoste nel 1944. Poi ho fatto molte ricerche”.

Naturalmente poi non gli sono mancati i riferimenti cinematografici “Prima di tutto Antonioni. Poi Kubrick. Spero che questo film sia utile per provocare una discussione in Ungheria attorno alle zone oscure, al passato. I traumi dell’Olocausto sono ancora qui, accanto a noi”, conclude.

 

 

0 commenti 

Inserisci un commento 

*Per inserire un commento devi specificare il tuo nome e cognome ed il testo del commento.
Non e' possibile inserire link a siti web o indirizzi e-mail. Qualsiasi tag HTML verra' rimosso dal sistema. Qualsiasi termine ritenuto non adatto rendera' impossibile l'invio del commento.