Due Compagnie Israeliane al Festival FUORI PROGRAMMA

ArteDue Compagnie Israeliane al Festival FUORI PROGRAMMA

di Valentina Marini

L’edizione 2018 del Festival Internazionale di Danza "FUORI PROGRAMMA"  propone due prime nazionali, due prime regionali , una prima romana e un debutto assoluto. Non si è mai esibita a Roma, infatti, la Vertigo Dance Company da Israele che presenterà la recente creazione per dieci interpreti One. One & One di Noa Wertheim. Seguirà un altro progetto israeliano, l’acclamato We love arabs di Hillel Kogan insignito dell’Oustanding Creator nel 2013, successivamente toccherà allo struggente lavoro di Abbondanza-Bertoni La morte e la fanciulla, già premio Danza&Danza 2017 e candidato ai premi UBU e Hystrio, per poi arrivare all’ironico e visionario Don’t Talk to me in my sleep prodotto da Korzo Foundation della coreografa serba Dunja Jocic, chiudendo con l'attesa nuova creazione di Mauro Astolfi per Spellbound, Full Moon qui in prima assoluta e il nuovo lavoro e di Roberto Zappalà Corpo a Corpo (1^ meditazione su Caino e Abele). 

"Fuori programma" nasce due anni fa al Teatro Vascello come espressione naturale di quella che da diverso tempo è la vocazione di uno dei pochi spazi della Capitale attenti alla scena contemporanea, un luogo che è diventato negli anni casa per la scena indipendente e che ha saputo raccogliere e accogliere produzioni su scala europea, espressioni di linguaggi differenti, legate a una geografia altrettanto variegata, che rendessero il teatro e la danza di ricerca uno sguardo necessario e fondamentale per tutti, pubblico, operatori, artisti. Quest'anno va in scena, dunque, in sei appuntamenti, durante i diciotto giorni di Festival, una sintesi delle più interessanti e recenti produzioni coreografiche. L'approccio alla danza contemporanea deve diventare un atto di fiducia per rinnovare i propri interessi, per ridisegnare la poetica e il senso estetico che appartiene alla nostra civiltà, e deve porsi come dispositivo per riscoprire, attraverso l'uso del corpo e la musica, una sensibilità volta alla pluralità e alle differenze. La scelta, non facile, di collocare la programmazione durante il periodo estivo, nasce dalla volontà di creare una continuità nell'offerta culturale cittadina e non condizionare l'immaginario dei mesi estivi alle sole proposte pop en plen air ma permettere ai tantissimi romani che ancora a luglio risiedono in città, così come ai turisti che affollano la nostra meravigliosa Roma, di usufruire di una proposta artistica che possa reggere il confronto con le altre capitali, che guardi all'Europa riuscendo a fare da ponte tra questa e i grandi Festival estivi nazionali di danza contemporanea con cui infatti già da quest'anno sono in essere delle collaborazioni a favore di alcune produzioni in cartellone.

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