Woodstock rivive a Gerusalemme

ArteWoodstock rivive a Gerusalemme

di Alessandra Boga

Dal 2 al 7 agosto si è tenuta nel Sacher Park di Gerusalemme la 4^ edizione del concerto “Woodstock Revival”, un tributo allo storico Festival di Woodstock avvenuto dal 15 al 18 agosto del 1969 a Berthel, piccola città rurale nello Stato di New York, al culmine della diffusione della cultura hippie, allo scopo di fare “tre giorni di musica e di pace”.

Ebbene, Israele si trova costretto da 64 anni, cioè da quando è nato, in uno stato di guerra praticamente perenne (armata e no), contro coloro che ancora vorrebbero distruggerlo e non ne riconoscono il diritto all’esistenza (ed oggi il suo nemico numero uno è notoriamente l’Iran, mentre l’alleato siriano di quest’ultimo sta affrontando una sanguinosissima guerra civile). Quale miglior iniziativa che far rivivere Woodstock, per dimostrare che Israele desidera la pace e soprattutto evadere da una situazione di costante pericolo e turbolenza nella regione (oltretutto anche lo Stato ebraico si trova in difficoltà economiche per i tagli di bilancio e l’aumento delle tasse)? Quale migliore occasione di divertimento di una manifestazione musicale?

Sono stati invitati ad esibirsi artisti (anche giovani) israeliani che hanno eseguito pezzi rock fine Anni Sessanta e il look dei cantanti e quello degli “attempati” partecipanti, era variopinto e stravagante come quello dei “Figli dei Fiori”. I successi dei grandi che lì avevano suonato, come Janis Joplin, Jimmi Hendrix, Joe Cocker, Bob Dylan, Joan Baez, I Pink Floyd, i Led Zeppelin e i Doors, l’hanno fatta ovviamente da padroni.

L’ iniziativa “Tribute to Woodstock- Jerusalem 2012” è nata da un’idea di Steve Leibowitz, presidente di American Football in Israel. Egli non poté essere presente nell’agosto del ’69, perché in quel periodo stava compiendo il suo primo viaggio in Israele dagli USA, ma una volta ritornato al college in cui studiava, decise, coinvolgendo alcuni amici, di coniugare le sue due passioni: Israele, che sarebbe diventata la sua casa, e la musica, la cultura americana di quell’epoca, portandole in patria. … E tutto, ora, in Sacher Park è stato “Peace & Love”, almeno per cinque giorni.

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