L'ennesimo rapporto parziale dell'Onu su Israele e palestinesi

CronacaL'ennesimo rapporto parziale dell'Onu su Israele e palestinesi

di Alessandra Boga

Sembra proprio che l'Onu non abbia voluto tenere in alcuna considerazione la relazione presentata circa dieci giorni fa dall'High Level International Military Group, un comitato di affidabili esperti, composto da generali e politici di numerosi Paesi, in cui si documentava che la reazione israeliana agli attacchi da Gaza dello scorso anno era stata perfino più moderata dei già alti standard internazionali, visti i crimini di guerra commessi dall'organizzazione terroristica che governa la Striscia dal 2005.

Il rapporto d’inchiesta delle Nazioni Unite diffuso a Ginevra sul conflitto dell’estate 2014, seguito al rapimento e all’omicidio di tre ragazzi israeliani, Naftali Frenkel, Gilad Shaar ed Eyal Yifrach da parte di terroristi palestinesi, al lancio di una miriade di razzi e alle reali minacce di attacchi attraverso i tunnel sotterranei costruiti lungo il confine, infatti, parla di “devastazione e sofferenza umana senza precedenti” che l'IDF avrebbe inflitto in quell’occasione ai palestinesi di Gaza e punta il dito sia su Hamas (bontà sua!) che sullo Stato di Gerusalemme, dopo aver raccolto “informazioni sostanziali che mettono in evidenza possibili crimini di guerra commessi da Israele nell'ambito dell'operazione Margine Protettivo e dai gruppi armati palestinesi. L'Onu accusa Israele di “non aver rivisto la pratica dei raid aerei, neanche dopo che i loro effetti sui civili divennero evidenti”, insinuando che la questione possa aver fatto parte di una politica più ampia approvata, almeno tacitamente, dai più alti livelli del governo israeliano”. Pertanto invita “la comunità internazionale a sostenere attivamente il lavoro della Corte penale internazionale sui Territori occupati”.

Il rapporto sostiene che “in 51 giorni di operazioni a Gaza, furono uccisi 1462 civili palestinesi, un terzo dei quali erano bambini” – in particolare si stigmatizza quanto avvenuto in una scuola dell'Unrwa (l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi) nella Striscia –, ma naturalmente non accenna all'uso di edifici civili pieni di scudi umani da parte di Hamas.

La guerra avvenuta lo scorso anno, prosegue il rapporto delle Nazioni Unite (la stessa che elegge le peggiori dittature alle presidente delle commissioni per il rispetto dei diritti umani, delle donne e dei più deboli) “ha visto un enorme aumento del fuoco usato a Gaza, con oltre 6000 raid aerei e circa 50 mila colpi da terra”. I gruppi armati palestinesi hanno lanciato 4881 razzi e 1753 colpi di mortaio (andati a segno su 7.000) contro Israele, uccidendo 6 civili e ferendone 1600, ovviamente con l'obiettivo di “diffondere il terrore tra i civili israeliani”. Tuttavia questa volta, viene condannata almeno l'esecuzione di presunti "collaboratori" da parte dei gruppi palestinesi sempre in quanto crimini di guerra.

Infine “i bambini di entrambe le parti hanno sofferto di enuresi, tremori notturni, dipendenza dai genitori, incubi e aumento dei livelli di aggressività”; in particolare “l’ampiezza della devastazione e della sofferenza umana a Gaza è stata senza precedenti e avrà un impatto sulle generazioni future”, conclude Mary McGowan Davis capo degli “investigatori”.

Sia Israele che Hamas contestano il rapporto. I vertici dello Stato ebraico parlano di conclusioni affrettate da parte dell’Onu e accusano: “Il Consiglio dei diritti dell'uomo di Ginevra soffre di una singolare ossessione per Israele, il suo mandato presumeva - ha aggiunto - la colpevolezza di Israele fin dall'inizio”; ma a Hamas non basta che anche il “nemico” sia sotto accusa e tramite un suo portavoce annuncia di voler sottoporre il rapporto delle Nazioni Unite sulla guerra a Gaza alla Corte penale internazionale per perseguire Israele. Inoltre esperti di Hamas faranno una loro valutazione dello stesso rapporto.

E' bene ricordare in questa occasione che uno dei rapporti più importanti degli ultimi anni fu ritrattato dallo stesso capo della delegazione che lo redasse, il giudice sudafricano Goldstone, che dopo aver fatto passare il tempo necessario a far consolidare il veleno antiisraeliano già sparso, ammise di essere stato “deviato” dalla politica e di essere stato del tutto parziale.

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