Perché lo Stato palestinese non s'ha da fare (in questo momento e a queste condizioni)

CronacaPerché lo Stato palestinese non s'ha da fare (in questo momento e a queste condizioni)

di Alessandra Boga

Nei prossimi giorni dovrebbe essere presentata, per volontà del Presidente Abu Mazen (presidente benché il suo mandato sia scaduto nel gennaio 2009), la domanda alle Nazioni Unite per la nascita dello ?Stato di Palestina?. Tutti contenti dunque? Neanche per sogno.
Innanzitutto ricordiamo chi è Mahmoud Abbas, nome di battaglia Abu Mazen, appunto. Si è laureato in legge all?Università di Damasco, ottenendo il dottorato in storia al Collegio Orientale di Mosca nel 1982, con una tesi dal titolo: ?La connessione tra nazismo e sionismo, 1933-1945". In essa sosteneva: ?Sembra che il movimento sionista sia interessato ad aumentare le stime dei morti a causa dell'Olocausto per averne un maggiore tornaconto. Questo li ha portati ad enfatizzare questa stima (sei milioni) per conquistare la solidarietà dell'opinione pubblica internazionale. Molti studenti hanno analizzato tale stima ed hanno raggiunto conclusioni sorprendenti, fissando il numero di vittime a poche centinaia di migliaia." La tesi, pubblicata in arabo, nella capitale giordana Amman, nel 1984, è stata criticata da numerose organizzazioni ebraiche ed antirazziste, come esempio di negazionismo della Shoah. A riguardo, intervistato nel maggio del 2003 da Haaretz, Abu Mazen ha cercato di giustificarsi: ?Ho scritto nel dettaglio dell'Olocausto ed ho detto di non voler discutere dei numeri. Ho riportato una tesi comune tra gli storici, tra i quali esistono alcuni che parlano di 12 milioni di vittime, altri di 800.000. Non desidero discutere delle stime. L'Olocausto è stato un crimine terribile ed imperdonabile contro la nazione ebraica, un crimine contro l'umanità che non può essere accettato da qualsiasi essere umano. L'Olocausto è stata una cosa terribile e nessuno può metterla in discussione o negarla."
E? stato uno dei fondatori di Al-Fatah, è entrato nel Consiglio Nazionale Palestinese e, nel 1981, è entrato a far parte dell?OLP di Yasser Arafat, cui è succeduto.
Dal ritiro unilaterale israeliano da Gaza e da parte del West Bank (o Cisgiordania) il terrorismo contro lo Stato ebraico, anche nei confronti dei civili, si è tutt?altro che arrestato. E? stata la dimostrazione lampante che il terrorismo non è conseguenza dell? ?l?occupazione? dei Territori Palestinesi (comunque dovuta a guerre scatenate dagli arabi), bensì di un?intenzione mai seppellita, di distruggere Israele,  come sancisce ancora oggi lo statuto della fazione ?rivale? di Al-Fatah: Hamas.
Non dovrebbe sorprendere quindi, se gli Stati Uniti dovessero porre un veto alla proposta della nascita dello Stato palestinese, anche se Obama non sembra intenzionato a farlo. La portavoce del Dipartimento di Stato americano Victoria Nuland, ha dichiarato che la nascita dello Stato palestinese ?può avvenire solo attraverso negoziati e non con una iniziativa unilaterale?. Si oppongono anche gli altri membri  del Quartetto: la Russia, l?Unione europea e le stesse Nazioni Unite. Naturalmente il ?no? più vigoroso allo Stato palestinese nelle condizioni di cui sopra e, più in concreto, con il ritorno ai confini del ?67 e Gerusalemme Est come capitale, viene da Israele, nella persona del Premier Benjamin ? Bibi ? Netanyahu.  Contrario anche Hamas, ma per ragioni opposte, come spiega Fiamma  Nirenstein (PdL) a ?Il Giornale?: ?il gruppo terrorista ? dice chiaramente che è una perdita di tempo, dato che lo scopo autentico è la distruzione dello Sta­to d'Israele?.  
Tuttavia non sembra fermarsi la campagna ?per la Palestina?, che ha avuto inizio simbolicamente con una sfilata l?8 settembre a Ramallah, quartiere generale del raìs, e ieri, 20 settembre, ha visto il suo momento culminante proprio davanti al Palazzo di Vetro, dov?è stata consegnata una lettera con la richiesta al Segretario Generale dell?ONU Ban Ki-moon.
Che quello palestinese diventi il ?194° stato membro delle Nazioni Unite? è considerata da un dirigente OLP, scelta ?definitiva e irreversibile?, poiché, si dice convinto il Segretario Generale dell?organizzazione Yasser Rabbo, ?arrivare a questo obiettivo favorirà il rilancio di un processo di pace serio e di nuovi negoziati, con il chiaro obiettivo di una soluzione con due Stati?.
Hanno come alleato il Premier turco Recep Tayyip Erdogan, che vuole ?appropriarsi? della cosiddetta primavera araba e ha girato per Egitto (in cui l?ambasciata israeliana è stata presa d?assalto), Tunisia e Libia in guerra e dice che è ?un obbligo, non un?opzione?, per l?ONU, accettare lo Stato palestinese, caldeggiato fra l?altri anche dall?Iran.
Ma un articolo de ?Il Foglio? di oggi, mercoledì 21 settembre, mostra che sono anche altre le difficoltà per la nascita del nuovo Paese, mentre il Premier israeliano Netanyahu, che si accinge a recarsi a New York per l?apertura dell?Assemblea Generale dell?ONU, si è detto disposto ad incontrare subito il raìs palestinese, per riprendere il dialogo. Si tratta di gravi problemi economici. Ieri l?Arabia Saudita si è detta disposta a dare 200 milioni di dollari ad Abu Mazen, dato che negli ultimi tre mesi, per due volte non sono stati pagati gli stipendi ai 150 mila dipendenti dell?Anp in Cisgiordania. Secondo l?ultimo rapporto della Banca mondiale, Ramallah, nel 2011, a causa di una brusca interruzione degli aiuti internazionali, ha subito un deficit di oltre 300 milioni di dollari. I territori rischiano una pesante crisi fiscale, dato che le riforme non sono riuscite a sanare l?economia e più della metà del budget effettivo del governo di Abu Mazen dipende ancora dagli aiuti dei Paesi stranieri e non dall?interno dello Stato, che egli spera di creare.
Inoltre interviene sulla questione dello Stato palestinese anche lo scrittore Mourid Barghouti, nato vicino a Ramallah e che oggi vive tra Il Cairo e Amman. L?autore di ?Ho visto Ramallah? è contrario al progetto di Abu Mazen, perché lo vede come un tradimento dei ?profughi?, non considerando il cosiddetto ?diritto al ritorno? e gli insediamenti israeliani. Insomma, neanche gli stessi palestinesi sono uniti, a riguardo.
Per condurre il corteo e presentare la lettera di Abu Mazen presso gli uffici dell?ONU a Ramallah, è stata scelta niente meno che Latifa Abu Hmeid, 70 anni, madre di 8 figli, tutti terroristi. Uno è addirittura considerato uno ?shahid?, un ?martire?, membro delle Brigate Ezzedin-al-Qassam di Hamas, che ha effettuato un attentato contro un militare israeliano.
Gli altri sette sono detenuti in prigioni israeliane e, in particolare si conoscono le ?gesta? di quattro di loro: uno militava nelle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa di Ramallah e deve scontare sette ergastoli più cinquant?anni di galera, per aver ucciso altrettanti civili israeliani e compiuto 12 tentati omicidi; un altro faceva parte del Tanzim, ala militare di Al-Fatah, ed ha fatto due attacchi terroristici e trafficato armi, perciò sta scontando cinque ergastoli; un altro ancora ha sulle spalle quattro condanne al carcere a vita, soprattutto perché aver accompagnato un terrorista suicida sul posto in cui avrebbe fatto una strage, nel 2002; infine un altro figlio di Latifa deve scontare ?soltanto? due ergastoli.
Beh, non c?è che dire: se queste sono le basi del nuovo Stato palestinese, c?è veramente da augurarsi la lungimiranza dell?ONU nel non accettare la richiesta.  
 

0 commenti 

Inserisci un commento 

*Per inserire un commento devi specificare il tuo nome e cognome ed il testo del commento.
Non e' possibile inserire link a siti web o indirizzi e-mail. Qualsiasi tag HTML verra' rimosso dal sistema. Qualsiasi termine ritenuto non adatto rendera' impossibile l'invio del commento.