Essere ebrei italiani oggi

AttualitàEssere ebrei italiani oggi

di Gioia Spizzichino

Due settimane fa gli ebrei italiani hanno votato per i 52 consiglieri dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane che per quattro anni dovranno affrontare le sfide sempre più ardue che si presentano oggigiorno nel nostro Paese. Domenica scorsa il Consiglio appena formato ha eletto, in seduta plenaria, la nuova presidente, Noemi Di Segni, nata a Gerusalemme da genitori italiani e romana d'adozione.

A due giorni dalla sua elezione, in un panorama che atterrisce, mi sembra più facile essere ebrei. Sapere che a rappresentarmi all'esterno ci sarà una donna, una persona pacata, ma risoluta, capace di commentare la Torà, di cucinare per la propria famiglia mentre parla di bilanci, capace di dialogare alla pari con gente lontana, di avvicinare anche i più riluttanti come me, una che ha fatto della trasparenza un manto di cui vestirsi, mi rassicura. Anzi, mi dà la certezza che i giorni a venire saranno sempre migliori.

In questa epoca, mentre in tanti Paesi le donne purtroppo vengono sgozzate perché non portano il velo, noi ebrei italiani abbiamo chiesto ad una donna di rappresentarci. I nostri antichi valori non si sono persi, ma sono sempre più attuali: nonostante in gran parte del mondo si inciti alla violenza, i nostri ragazzi, che si riuniscono in vari centri giovanili, fanno raccolta di cibo per accogliere i migranti; in una società arrivista ed egoista che intorno al Vaticano e alla Basilica di S. Pietro lascia vivere (o meglio, sopravvivere senza dignità) decine di senzatetto nella più totale indifferenza, la nostra Deputazione d'assistenza, il nostro senso di solidarietà non permette a nessuno di sentirsi solo.

Ecco perché sono fiera di essere ebrea e, non solo, mi sento di ripetere a grandi lettere il nostro detto ebraico, forse più famoso: Am Israel chai, ossia, il Popolo di Israele vive.

1 commento 

  • da Pietro Nardella-Dellova Bravo testo!
    Pietro
    ebreo italiano

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