Tre adolescenti rapiti

AttualitàTre adolescenti rapiti

di La redazione

Immagina tuo figlio, o tuo fratello, o tuo nipote o il tuo più caro amico che scompare all'improvviso, uscendo da scuola. Non lo vedi rientrare a casa e non ne sai più nulla. Finché non ricevi una telefonata da uno sconosciuto che, approfittando dell'anonimato, ti dice sghignazzando cinicamente: “Stiamo uccidendo tuo figlio, tuo fratello, tuo nipote, tuo marito.” Oppure ricevi una visita da un giovane in divisa che con aria contrita ti dice: “Mi dispiace, suo figlio, suo fratello, suo marito, suo nipote è stato rapito”.

Immagina ora che per decine di giorni, mesi, anni tu non sai più niente di lui. Non sai dove sta, come sta. Tu speri che sia vivo e invece magari è morto. Tu speri che possa almeno mangiare, che non soffra il freddo né il caldo, mentre magari sta subendo le peggiori torture e umiliazioni.

Come ti sentiresti? Cosa faresti?

Ecco, questo è quel che sta succedendo a tre famiglie israeliane in questi giorni. E' già successo in passato: Gilad Shalit, neanche ventenne, fu rapito in territorio israeliano e deportato a Gaza; Ilan Halimi, poco più grande, rapito, torturato e ucciso dopo 24 giorni di inaudite violenze soltanto perché ebreo “e gli ebrei sono tutti ricchi e quindi possono pagare” (a detta dei rapitori, una banda di barbari).

E' successo a 5 ragazzi ebrei o beduini deportati in Libano e restituiti nelle bare in cambio di assassini seriali.

Qualcuno azzarderà: “Eh ma allora i palestinesi nelle carceri israeliane, dove li mettiamo?”

Chi solo accenna ad un simile paragone o ignora totalmente la situazione mediorientale o è in palese malafede.

I detenuti palestinesi, vengono arrestati perché sospettati di qualche reato (a differenza dei ragazzini israeliani rapiti). Subiscono un regolare processo, con uno o più avvocati difensori, possono ricevere visite e pacchi dai loro familiari e dalla Croce Rossa Internazionale, seguono programmi riabilitativi, possono studiare, possono svolgere piccole attività lavorative se non sono particolarmente violenti, ricevono le cure più adeguate e all'avanguardia quando stanno male. All'uscita dalle carceri israeliane li si vede spesso ingrassati, sorridenti e in ottima salute.

Ecco perché il paragone è del tutto indecente e tutta il mondo civile, se ha ancora un briciolo di umanità, dovrebbe mobilitarsi per far tornare dalle loro famiglie al più presto sani e salvi i tre sedicenni.

0 commenti 

Inserisci un commento 

*Per inserire un commento devi specificare il tuo nome e cognome ed il testo del commento.
Non e' possibile inserire link a siti web o indirizzi e-mail. Qualsiasi tag HTML verra' rimosso dal sistema. Qualsiasi termine ritenuto non adatto rendera' impossibile l'invio del commento.