Due esempi, fra i tanti, di aiuti israeliani ad arabi palestinesi e siriani

AttualitàDue esempi, fra i tanti, di aiuti israeliani ad arabi palestinesi e siriani

di Alessandra Boga

Israele non è certo nuova a gesti di generosità verso i “nemici” arabi che si trovano in difficoltà, tuttavia vale la pena sottolineare i casi più recenti. Ancora una volta, com’era già capitato, una famiglia israeliana che ha avuto la disgrazia di perdere un figlio, ha deciso di donare i suoi organi per salvare quello di una famiglia araba. Così hanno fatto i genitori di Yuval Nizri, 11 anni, rimasta vittima di un incidente stradale la settimana scorsa. Gli organi della piccola sono serviti a salvare una donna di 39 anni e 4 bambini, tra cui Miran, una bimba araba di 10 anni. Operata nell'ospedale Schneider di Petah Tikva, a nord est di Tel Aviv, ha ricevuto il cuore e i polmoni di Yuval. La grandezza di questo gesto è stata spiegata sul sito israeliano Ynet dal padre di Miran: “Un cuore ebreo batte in una bimba araba. Questa è la prova che i due popoli possono vivere insieme. E che la pace è possibile. Vorrei ricambiare questo dono e riportare in vita Yuval se solo fosse possibile. Siamo tristi e siamo in lutto. Porgiamo le nostre condoglianze alla famiglia di Yuval. Per tutta la vita saremo grati ai suoi genitori che hanno salvato nostra figlia".

Il secondo atto di generosità che vogliamo far conoscere, sempre segnalato da Ynet, arriva dagli studenti israeliani e dai soldati dell’Israel Defence Force (IDF) stanziati nel nord di Israele. Essi raccolgono cappotti, coperte, vestiti e sacchi a pelo per i rifugiati siriani che si trovano ad affrontare il rigido inverno che ha investito il Medio Oriente, con temperature che sono arrivate a – 3°. In poche settimane ne sono stati raccolti 100 kg di roba.

Il Campo di Shimshon è una delle più grandi basi dell’IDF e qui è situata la scuola Aman – Shimson, al cui interno studiano 125 ragazzi: drusi, beduini, arabi cristiani e musulmani, circassi ed ebrei insieme. E’ loro l’iniziativa chiamata “Calore Umano”, per aiutare i profughi siriani.

Sovraintendono alla raccolta Hana Perlmutter, una degli insegnanti, figlia di sopravvissuti alla Shoah che come tale ha dichiarato “Sapevo che dovevamo aiutare i rifugiati”, e Nur Suwad, il quale è a capo del Consiglio degli Studenti e ha messo il progetto “in cima alla mia agenda”. A disposizione delle donazioni è stato riservato un grande spazio vicino all’ufficio principale della scuola e come già detto, la raccolta è stata già molto proficua.

Lo scorso week-end è partito il primo camion per portare il materiale oltre confine. Nitzan Amit,il preside della scuola, ha anche intenzione di chiedere alle centinaia di soldati della base dell’IDF di donare l’equipaggiamento inutilizzato.

“Ci hanno chiesto di rimuovere i caratteri ebraici”, ha spiegato ad Ynet l’organizzatrice, Etti Cohen, “Così stiamo scrivendo auguri in arabo e li stiamo mettendo dentro ai pacchi di vestiti, in modo che i rifugiati siriani abbiano un po’ di sostegno”.  

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